alòfilo

agg. [alo-+-filo]. Di organismi (animali, piante, batteri, protisti, alghe) che si sono adattati alla vita in luoghi caratterizzati da un'alta concentrazione salina (letteralmente: amante del sale). Un esempio di organismo alofilo è rappresentato dal batterio Halobacterium salinarium che può crescere in acqua con una concentrazione di sale (NaCl) del 33%. Un altro esempio, nel mondo vegetale, è l'arbusto australiano Atriplex spongiosa che ha sviluppato, sulle superfici esposte all'aria, una sorta di vescicole epidermiche specializzate per concentrare al loro interno ioni sodio (Na+) e ioni cloro (Cl-). Con la crescita della vescicola la concentrazione salina al suo interno aumenta e alla fine la cellula scoppia oppure cade dalla foglia rilasciando il sale. Gli animali che trascorrono molto tempo in acque salmastre dispongono di mezzi per concentrare il sale dall'acqua e riversarlo nel flusso sanguigno in modo da equilibrare le inevitabili perdite che si hanno con le scorie del metabolismo. Per esempio molte specie di granchi di estuario estraggono il sale dall'acqua a livello delle branchie ed eliminano l'eccesso di acqua mediante speciali organi secretori situati alla base delle antenne.

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