albicòcco

sm. (pl. -chi) [sec. XIV; latino praecŏquus, precoce, tramite l'arabo al-barqūq]. Nome comune usato per indicare la specie di pianta Prunus armeniaca, detta anche Armeniaca vulgaris, della famiglia Rosacee (sottofamiglia Prunoideae), originaria dell'Armenia o della Cina. Ha corteccia scura e screpolata, foglie glabre, cuoriformi, dentate, fiori bianchi, a cinque petali; frutti a drupa, ovali, un po' compressi a epidermide aranciata, spesso sfumata di rosso, vellutata, a polpa gialla, dolce e aromatica. Il frutto dell'albicocco viene consumato allo stato fresco o essiccato (particolarmente apprezzato nei Paesi anglosassoni), oppure trattato industrialmente per produrre marmellate, canditi, succhi di frutta, ecc. § Le condizioni colturali ottimali per la coltivazione dell'albicocco sono il clima secco e il terreno di medio impasto o anche fresco e pesante, purché non troppo umido. Si usa la moltiplicazione per seme per ottenere il soggetto che verrà successivamente innestato. La raccolta dei frutti avviene a differenti stadi di maturazione, a seconda dell'uso cui sono destinati. Tra le varietà più importanti sono Monaco, Baracca, Reale di Imola, Luizet, Pesca di Nancy, Precoce Cremonini, Val Venosta. I Paesi maggiori produttori sono gli USA, la Spagna, la Francia, l'Italia, la Turchia e la Grecia.

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