allòro

sm. [sec. XIII; latino (il)la laurus, per concrezione del pron.-articolo]. Nome comune usato per indicare la pianta Laurus nobilis della famiglia Lauracee, detta anche lauro. Si tratta di un albero o arbusto sempreverde caratteristico per le foglie coriacee e lucenti, ovali-lanceolate, profumate, con fiori dioici, gialli, frutti a drupa, neri a maturità. È proprio delle zone meno aride della macchia mediterranea, formando anche da solo una macchia-foresta (può raggiungere i 15 m d'altezza). Viene coltivato per ornamento e per le foglie aromatiche contenenti tannini e oli essenziali che servono per preparare bagni antireumatici. Le foglie si utilizzano anche in cucina, per il loro potere aromatizzante che conferisce ai cibi un gusto intenso, specialmente con arrosti, con fegatelli (fegatelli di maiale all'alloro), con pesci alla griglia. Dai frutti si estrae il burro di lauro, sostanza verde di odore e sapore caratteristici, usato per preparare l'unguento laurino che trova applicazione nella produzione di alcuni cosmetici e del sapone e in medicina veterinaria quale parassiticida. § Nella mitologia greco-romana l'alloro era consacrato ad Apollo e simboleggiava la sapienza e la gloria: una corona di alloro cingeva la fronte dei vincitori nei giochi olimpici e costituiva il massimo onore per un poeta. Da qui l'accezione fig. di simbolo della vittoria, della fama; trionfo, onore, gloria: conquistar l'alloro, la vittoria; raccogliere allori, successi e onori; “O Musa, tu che di caduchi allori non circondi la fronte” (Tasso). Riposare sugli allori, restare inattivo dopo un successo.

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