antìfona

sf. [sec. XIV; dal greco antíphōnos, che suona in risposta, tramite il latino ecclesiastico antiphōna]. Nella liturgia cristiana, è il versetto intonato prima dell'esecuzione del salmo e deriva, per successive riduzioni e adattamenti, dall'antica salmodia di origine orientale cantata a due cori alternati. Essa fu introdotta in Occidente da Sant'Ambrogio nel sec. IV. Generalmente sottolinea il significato del salmo, ma talora illustra l'atto liturgico che si sta celebrando. Si canta per intero all'inizio e alla fine del salmo nelle feste maggiori; nelle altre feste all'inizio il motivo è solo accennato, mentre è recitato per intero alla fine. Storicamente è il residuo di una pratica, che prevedeva il canto dell'intero salmo cui si alternava più volte il versetto dell'antifona (come si può riscontrare nell'Introito con la sua antifona). Il termine antifona è applicato talora a brani interi: per esempio le quattro antifone dell'ufficio in onore della Vergine sono in realtà inni in metro libero. In particolare, le Antifone Maggiori o Antifone “O” sono le nove antifone che vengono cantate al Magnificat nella novena di Natale. Si chiamano antifone “O” perché incominciano sempre con questa interiezione. Il loro numero è oggi di sette, ma nel Medioevo giungeva a nove e persino a dodici. Sono tutte molto antiche e sono già presenti nel Responsoriale di San Gregorio Magno e in antifonari posteriori. Il loro canto è solenne, la melodia di buona fattura gregoriana: in armonia con il testo la musica è piena di un sentimento d'intensa attesa. § Nell'accezione figurata il termine ha assunto il significato di espressione allusiva: capire l'antifona, avvertire l'allusione nascosta in un giro di parole; discorso insistito e fastidioso (specialmente di rimproveri e lamentele): è sempre la solita antifona; l'antifona è più lunga del salmo, si dice quando i preamboli sono troppo lunghi.

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