antagonista

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agg. e sm. e f. (pl. m. -i) [sec. XVII; dal greco antagōnistḗs].

1) Avversario nella lotta o in una gara, specialmente a due concorrenti. Per estensione, competitore, rivale, oppositore: “Pompeo, l'immediato antagonista di Cesare” (Leopardi).

2) In teatro, il personaggio che nell'equilibrio di un dramma si oppone mediante un rapporto essenziale al protagonista, perché questi più completamente si riveli nella sua realtà. Tipici esempi di antagonismo sono dati dai contrasti fra Agamennone e Clitemnestra, Otello e Jago, Mirandolina e il cavaliere di Ripafratta, Faust e Mefisto, Saul e David.

3) In anatomia, si dice di organo o sistema che sia anatomicamente o funzionalmente contrapposto a un altro: muscoli antagonisti, quelli che in un determinato distretto corporeo esercitano un'azione opposta (per esempio, i flessori delle dita sono antagonisti di quelli estensori e viceversa); denti antagonisti, quelli che, nella masticazione, si contrappongono.

4) In farmacologia, farmaco antagonista, farmaco che diminuisce o annulla l'azione del farmaco agonista (vedi antagonismo.

5) Nella tecnica e nella meccanica, riferito a dispositivi o coppie che esercitano una reazione che si oppone o equilibra una determinata azione. Per esempio: la molla antagonista che esercita una coppia antagonista meccanica contraria all'azione elettrodinamica negli strumenti elettrici.

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