Lessico

sf. [antropo-+-metria]. Insieme delle tecniche sistematicamente adottate per misurare e compiere, nel modo più ripetibile e scientificamente corretto, osservazioni oggettive sulla forma fisica dell'uomo .

Branche dell'antropometria

L'antropometria è uno strumento determinante per l'antropologia biologica, alla quale fornisce gli elementi pratico-oggettivi per l'analisi scientifica delle caratteristiche somatiche dell'uomo e della sua variabilità, e per la convalida o meno delle formulazioni teoriche. A seconda del settore specifico di cui si occupa, l'antropometria si divide in più branche, di cui le principali sono: somatometria, che effettua le misure delle forme del corpo sia del vivente sia del cadavere; craniometria, che esegue misure e osservazioni sul cranio secco; osteometria, che si occupa delle misure ossee in generale; encefalometria, che effettua misure del cervello; fisiometria, che esegue misure dei vari caratteri della faccia.

Metodi, tecniche e strumenti

Proprio per la necessità di fornire dati oggettivi, gli studi antropometrici devono garantire innanzitutto oggettività e ripetibilità delle analisi. Per la rilevazione delle misure corporee occorre seguire fedelmente alcune norme generiche che riguardano la scelta di punti antropometrici di riferimento, la scelta delle misure e la scelta degli strumenti. La caratteristica fondamentale che devono avere i punti di riferimento è la univocità e semplicità di reperibilità sullo scheletro o sul vivente. La maggior parte dei punti di riferimento usati in antropometria sono precisi punti anatomici, dati da sporgenze, incroci di suture, depressioni ossee facilmente individuabili. La scelta delle misure deve fondarsi su un giustificato criterio morfologico o funzionale e sul grado di esattezza, semplicità e riproducibilità della misurazione stessa. Tra le misure fondamentali si annoverano la statura, lunghezza e larghezza della testa ecc. La scelta degli strumenti ha un'importanza facilmente comprensibile. Non bisogna dimenticare che gli strumenti danno sempre misure approssimative ed è necessario perciò seguire rigorosamente tutte le istruzioni e gli accorgimenti che garantiscano un abbassamento della probabilità di errore. Le distanze da misurare, i diametri antropologici, non sono mai considerati e discussi come valori assoluti, ma nel rapporto percentuale con altri diametri correlabili. Ogni parte del corpo e ogni carattere (forma del cranio, tipo di naso, forma del bacino, ecc.) risultano in tal modo definiti da un indice o da una serie di indici antropometrici, sulla base dei quali si stabilisce anche una classificazione dei tipi umani entro i quali vengono localizzati i vari soggetti. Ogni tipo di misura viene eseguito secondo norme descritte nei codici internazionali per l'unificazione delle misure e servendosi solo di strumenti che debbono essere sempre descritti e catalogati (antropometro, craniostato, mandibolometro, compasso antropometrico, ecc.). Nelle misure effettuate su reperti fossili, al fine di sopperire alle eventuali incompletezze dei frammenti, si utilizza il principio di correlazione ed esistono nelle biblioteche antropometriche tabelle che permettono di risalire dalla misura di una parte a quella dell'intero.

Le scale antropometriche

Esistono, soprattutto nell'antropometria del vivente, molti caratteri difficilmente definibili, perché risultanti dal confluire di molte variabili (per esempio la forma del mento, la curva del naso, ecc.). In questi casi si ricorre alle cosiddette “scale antropometriche”, le quali permettono la comparazione dell'oggetto in esame con modelli graduali in scala, ciascuno definito da un numero che viene considerato come misura effettiva. L'introduzione dei fotometri a riflettanza ha sostituito, in molti casi, l'uso delle scale permettendo una misura fisica diretta, senza l'interposizione di una valutazione di “somiglianza” che introduce un elemento soggettivo d'errore sempre possibile in tutte le misurazioni mediante scala. Un particolare uso delle scale antropometriche viene fatto in criminologia e dagli uffici segnaletici delle polizie che possono avvalersi dell'elaborazione dei dati al calcolatore e delle ricostruzioni e comparazioni mediante videografica.

Bibliografia

L. Brian, Principi e tecnica antropometrografica, Padova, 1986; M. Masali, S. Borgognini Tarli, Antropologia e antropometria, Torino, 1987; F. Facchini, Evoluzione, uomo e ambiente, Torino, 1988.

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