apostòlici

sm. pl. Nome di alcune sette religiose che hanno in comune il desiderio di un ritorno alla purezza dottrinaria e morale dei tempi apostolici. § Setta del sec. IV, che si riallacciava direttamente agli encratiti e professava un'assoluta povertà, condannava il matrimonio come impuro e si asteneva dalle carni e dal vino. Era diffusa in Frigia, Cilicia e Panfilia. Le sue dottrine furono combattute da Sant'Agostino, Sant'Isidoro di Siviglia, San Giovanni Damasceno e Rabano Mauro. § Setta del sec. XII, sorta in opposizione al deplorevole lassismo morale del clero ricco e come conseguenza alla lotta delle investiture. Derivava probabilmente dai gruppi ereticali che verso il Mille vennero dall'Oriente e si stabilirono nella Francia meridionale. I suoi membri conducevano una vita molto austera, lavoravano per ottenere il poco vitto di cui avevano bisogno e condannavano le gerarchie ecclesiastiche per la loro corruzione. § Gruppo operante in Italia, denominato anche apostoli Christi o fratres apostolorum: costituirono il movimento apostolico più clamoroso, per risonanza e durata, del Medioevo (sec. XIII-XIV). Si caratterizzarono inoltre come fautori della rivoluzione armata e sociale. Ne fu ispiratore Gerardo Segarelli, di origine francescana, che cominciò a operare a Parma e fu mandato sul rogo nel 1300. Altro protagonista del movimento fu Fra' Dolcino (m. 1307), figlio di un prete, che condusse una rivolta armata nel Trentino, in Lombardia e in Piemonte, e che s'ispirò alle teorie religiose e apocalittiche di Gioachino da Fiore. Si diffusero in Italia, Spagna e Germania (vedi Libero Spirito).

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