Definizione

sf. [da a- privativo+ritmo]. Mancanza di ritmo. In particolare, in medicina, alterazione del normale ritmo del cuore. L'aritmia può essere dovuta a modificazione dell'eccitabilità del nodo del seno ove insorge normalmente l'impulso elettrico che dà origine al battito cardiaco ( nomotropiche ), all'insorgenza di stimoli in centri diversi da quello normale ( ectopiche), ad alterazioni della conducibilità dell'eccitamento ( dromotropiche ), a turbe della contrattilità miocardica ( inotropiche).

Classificazione: aritmie nomotropiche

Le nomotropiche comprendono: l'aritmia respiratoria, variazione fisiologica della frequenza cardiaca, in cui si ha accelerazione del polso durante la fase inspiratoria e rallentamento in quella espiratoria; insorge in seguito a un riflesso che si origina nei muscoli inspiratori del torace con successiva eccitazione del vago e non richiede terapia; la tachicardia sinusale, caratterizzata da frequenza del polso superiore a 100 pulsazioni al minuto e inferiore a 180, rilevabile soprattutto negli stati emotivi, nello sforzo, durante gli stati febbrili; le bradicardie sinusali, in cui il ritmo del polso ha una frequenza inferiore rispetto al normale: possono essere di tipo congenito oppure indotte da improvvisi stimoli fisici e psichici, dalla compressione dei bulbi oculari, da stati infettivi, tossici, ecc.; tipica è la bradicardia sinusale degli atleti e spesso un battito cardiaco rallentato è normale in persone giovani e robuste. È compresa nelle aritmie nomotropiche anche la sindrome del seno malato, un insieme di disfunzioni del nodo del seno causate per lo più da arteriosclerosi delle coronarie, che si esprimono in diversi modi: o come blocchi improvvisi della conduzione, responsabili di svenimenti e capogiri, o come una bradicardia persistente, o come episodi alternati di bradicardia e tachicardia. La terapia di queste forme richiede l'impianto di un pace_maker.

Classificazione: aritmie ectopiche

Le ectopiche comprendono: le aritmie extrasistoliche, in cui si verifica una prematura contrazione del cuore o delle sue parti; in relazione al punto d'insorgenza dello stimolo prematuro le extrasistolie si suddividono in sinusali, atriali, atrioventricolari, ventricolari; la tachicardia parossistica, che consiste in accessi parossistici di tachicardia con frequenza delle pulsazioni a 180-200 al minuto; le cause sarebbero legate a un disturbo elettrofisiologico dell'impulso cardiaco che segue percorsi diversi da quello normale all'interno delle fibre miocardiche.

Classificazione: aritmie dromotropiche

Le dromotropiche riguardano il rallentamento o l'interruzione della conduzione dell'impulso elettrico nelle varie parti del cuore e consistono sostanzialmente nei blocchi cardiaci: il blocco senoatriale, in cui gli impulsi ritmici si formano regolarmente nel nodo sinusale ma talvolta non attivano gli atri e i ventricoli; la causa risiede generalmente in disturbi circolatori; il blocco atrioventricolare incompleto, che è la forma più lieve di blocco e in cui l'impulso atriale giunge ai ventricoli con un certo ritardo; il blocco atrioventricolare parziale, in cui soltanto una parte degli stimoli perviene al nodo atrioventricolare, nel rapporto di 2 o 3 eccitamenti atriali per ogni contrazione ventricolare valida (blocco 2/1, 3/1, ecc.); il blocco atrioventricolare totale, con interruzione completa della conduzione tra atri e ventricoli: il ritmo atriale e quello ventricolare appaiono completamente indipendenti e il polso ha una frequenza di 20-30 battiti al minuto; il blocco di branca (sinistro o destro), causato dall'ostacolata diffusione dello stimolo in una o nelle due branche del fascio di His.

Classificazione: aritmie inotropiche

Le inotropiche comportano polso alternante, con successione di una pulsazione forte e di una debole, pur essendo il ritmo perfettamente regolare. Il polso alternante può essere osservato nelle miocardiopatie gravi o nella tachicardia parossistica. Tipi particolari di aritmie sono il flutter e la fibrillazione atriale in cui le sistoli atriali si verificano con una frequenza estremamente elevata (rispettivamente 250-400 al minuto, nel primo caso, e 300-600 nel secondo); la fibrillazione ventricolare: è un'aritmia molto grave che spesso precede la sospensione totale dell'attività cardiaca e per la quale l'unico trattamento possibile è la defibrillazione; la precipitazione ventricolare (sindrome di Wolff-Parkinson-White): consiste in un'attivazione precoce dei ventricoli e può essere asintomatica o causare vari tipi di aritmie, come una tachicardia sopraventricolare, un flutter, o una fibrillazione atriale. In tutte le forme di aritmia la diagnosi è soprattutto affidata all'elettrocardiogramma ed è spesso molto utile la registrazione dell'attività cardiaca prolungata per 24-48 ore (elettrocardiogramma dinamico secondo Holter) per cogliere l'episodio aritmico nel momento esatto in cui esso si verifica. Inoltre le tecniche elettrocardiografiche più perfezionate prevedono la registrazione dell'attività di un segmento preciso delle vie di conduzione del cuore, come per esempio quella del fascio di His (elettrogramma del fascio di His).

E. Goldberger, Elettrocardiografia e vettocardiografia, Roma, 1955; P. E. Burch, T. Windsor, A Primer of Electrocardiography, Londra, 1960; M. Gomirato Sandrucci, G. Bono, Elettrocardiografia nell'età infantile, Torino, 1960; A. Lotto, Nuovi aspetti terapeutici in tema di aritmie ventricolari, in “Cardiologia pratica”, 22, 1, 11, 1971; B. Bracchetti, Clinica e terapia delle aritmie, Padova, 1984.

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