avanspettàcolo

sm. [sec. XX; avan-+spettacolo]. Spettacolo teatrale di varietà, della durata massima di 90 minuti, sempre abbinato a uno spettacolo cinematografico e comprendente sketches comici, balletti, numeri di attrazione e canzoni. Cominciò a diffondersi in Italia verso il 1930, al declino del café-chantant di cui rappresenta lo sbocco naturale, e visse il periodo di maggior splendore, incontrando il favore oltre che del pubblico popolare anche del ceto borghese, negli anni immediatamente precedenti la seconda guerra mondiale. In quel tempo autori molto noti diedero copioni all'avanspettacolo e in esso si affermarono comici e attori di fama, come Totò, Macario, Dapporto, Fabrizi, Riento, Taranto, Rascel; il genere ebbe anche l'apporto di grandi complessi orchestrali, come quello di Eduardo Bianco “ambasciatore del tango”, e di attori famosi del teatro di rivista (Isa Bluette e Nuto Navarrini, i fratelli De Rège, Odoardo Spadaro, Gino Franzi e Anna Fougez). Caduto in crisi durante il periodo bellico, anche per le proibizioni di natura politica (negli sketches erano frequenti i riferimenti satirici), l'avanspettacolo, tranne un revival nel dopoguerra, animato da Fanfulla, Dante e Beniamino Maggio, Lucy d'Albert e qualche altro continuatore della tradizione, non ha più ritrovato l'antica fortuna. Un tipo di avanspettacolo dove ai testi spesso banali si accompagnano sfarzo di scene e costumi, pregevoli coreografie e un affiatatissimo corpo di ballo formato da 36 ballerine, le famose Rockettes, è offerto negli USA dal Radio City di New York, che è considerato il migliore avanspettacolo del mondo.

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