basiléus

sm. greco Il termine non significa solo re, ma, come ha ben posto in luce U. E. Paoli, anche gli organismi che hanno funzioni molto diverse secondo i tempi e i popoli. Infatti i re omerici erano capi non assoluti di gruppi gentilizi; il re era il primo tra i suoi pari, che lo consigliavano e lo aiutavano. Ciascun re esercitava il suo potere sui sottoposti, in nome dei quali offriva sacrifici agli dei e di cui era capo militare. Le sue deliberazioni venivano approvate dal consiglio degli anziani (gerusía), tuttavia, nei casi più importanti il re convocava tutti gli uomini liberi. Rendeva giustizia tra i contendenti solo a loro richiesta, perfino nel caso di omicidio. I re micenei erano autorità locali (come è noto dalle tabelle di Cnosso e Pilo) ed erano coadiuvati da un consiglio di anziani, estranei alla struttura politico-militare dello Stato. Rispondevano dei loro atti nei confronti di un capo di maggiore autorità. Il re di Persia per i Greci era il titolare di ogni potere, a cui i soggetti erano sottoposti come schiavi per natura, perché barbari, cioè, secondo Aristotele, uomini che per la loro stessa utilità necessitavano di essere retti da un potere assoluto monarchico. Non erano perciò re, per i Greci, né Filippo, né Alessandro Magno di Macedonia. I re di Sparta, creduti discendenti di Eracle e perciò di origine divina, pur avendo un potere originario erano un organo della città-Stato (polis). Soggetti alle leggi che giuravano di osservare, i re dovevano obbedire agli ordini della polis come ogni altro cittadino e i loro atti venivano sottoposti a controlli. Per quanto ora detto, pur sacrificando i re agli dei in nome di tutto il popolo e pur avendo essi il supremo comando militare, i Greci non ritenevano Sparta un regno. L'arconte-re in Atene, dopo il sorgere di nuovi organismi che assunsero funzioni già spettanti in epoca arcaica al re, aveva la rappresentanza sacrale del popolo e la giurisdizione in materia religiosa, cioè la funzione di tutelare le norme tradizionali più importanti, regolatrici della vita sociale; ciò perché è sempre rimasto lacunoso il diritto della polis, creato dai cittadini adulti e atti alle armi (per l'epoca successiva, vedi arconte). I re ellenistici erano i capi di uno Stato territoriale con un'organizzata gerarchia di funzioni. La loro volontà era legge per tutti, pur presupponendo il consenso dei sudditi, che il re poteva accertare interrogando il popolo (assemblea) o l'esercito. Possedevano titoli, attributi, insegne del potere, per essere distinti dai sudditi; vivevano isolati dalla massima parte di essi, attorniati da una guardia del corpo e da una corte regolata da un rigidissimo cerimoniale. Gli organi di ogni polis soggetta si facevano scrupolosamente garanti dei doveri dei cittadini verso i sovrani, alcuni dei quali (come, per esempio, i Seleucidi in Siria o i Tolomei in Egitto) imposero il culto divino della propria persona. Le successioni erano regolate da norme che avevano il preciso intento di rendere certa la legittimità.

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