bontà

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(ant. bontade, bontate, bonitate), sf. [sec. XIII; latino bonítastis].

1) Qualità di chi è buono; inclinazione morale che fa desiderare e praticare il bene, la virtù; sollecitudine del bene altrui, benignità, generosità, pietà: un uomo di rara bontà; tutti apprezzavano la sua bontà d'animo; “della fede e bontà mia ne è testimonio la mia povertà” (Machiavelli); la Bontà infinita, divina, Dio. Con senso più attenuato, buona disposizione d'animo verso il prossimo, affabilità, cortesia: abbia la bontà di aiutarci; per tua bontà, per tuo interessamento, per tua opera; freq. in costruzione assoluta: bontà mia, tua, vostra, loro, ecc.; anche iron.: finalmente, bontà sua, s'è convinto. Concr., buona azione, atto di generosità: è stata una bontà tanto più gradita quanto più spontanea.

2) Qualità di ciò che è buono, nei vari sensi dell'agg.; in particolare, capacità di soddisfare con successo determinate esigenze, pregio, qualità: esaltava la bontà del proprio prodotto; bontà di una macchina, buon funzionamento; efficacia, fondatezza: la bontà dei suoi argomenti l'aveva convinto; gusto gradevole, buon sapore: la bontà di un formaggio; mitezza, dolcezza: la bontà del clima.

3) Ant., bravura, abilità, valore: “Monta a cavallo e usa tua bontade” (Boiardo).

4) In numismatica, quantità percentuale di oro o di argento contenuta nella lega di una moneta.

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