càlamo

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sm. [sec. XIV; dal latino calămus].

1) Fusto di Ciperacee e Giuncacee simile al culmo ma spesso costituito da un lungo internodio con nodi ravvicinati alla base e all'apice. Estens., stelo d'erba. In particolare, internodio di canna usato come strumento a fiato, zufolo.

2) Canna corta e sottile, appuntita a un'estremità, usata per scrivere nell'antichità e ancora nell'alto Medioevo, benché dopo il sec. VII si utilizzassero anche penne d'oca o di cigno, che nel sec. XIII sostituirono definitivamente il calamo in tale funzione.

3) Poetico, piccola freccia, dardo: “il calamo pungente / vibra e da tergo l'avversaria assale” (Marino).

4) Parte basale dello scapo delle penne degli Uccelli; ha forma di cilindro cavo trasparente.

5) Con il nome comune calamo aromatico si indica la pianta Acorus calamus della famiglia Aracee detta anche acoro. È un'erbacea perenne, rizomatosa, che ha foglie sottili, ensiformi, lunghe fino a oltre un metro; lo scapo fiorale, terminante in spadice cilindrico con fiori giallo-verdastri, è avvolto in una spata fogliacea. Originaria dell'Asia, si è naturalizzata ormai da secoli in Europa, dove cresce lungo i fossi e i corsi d'acqua un po' stagnanti; fiorisce in maggio e giugno. Il rizoma, fortemente aromatico, contiene vari principi attivi, tra cui un olio etereo, terpeni e il glucoside acorina; viene impiegato come aromatizzante, amaro eupeptico e, più di rado, come farmaco antielmintico.

6) Calamo scrittorio, in anatomia, porzione triangolare del pavimento del IV ventricolo dell'encefalo.