cónte

sm. [sec. XIII; latino cōmes-ítis, compagno, più tardi compagno dell'imperatore]. Titolo nobiliare; nella gerarchia araldica segue quello di marchese e precede quello di visconte. La corona è un cerchio d'oro smaltato gemmato con 16 perle su altrettante punte, 9 delle quali visibili. L'elmo di conte è d'argento rabescato, bordato d'oro, graticolato di 17 pezzi d'oro, posto di profilo per un terzo. § Il titolo di conte acquistò importanza politica e militare presso alcuni popoli germanici, in particolare i Franchi, venuti a contatto con il mondo romano, dove già esistevano funzionari chiamati comites. Esso competeva ai capi che accompagnavano il re nelle spedizioni militari (tedesco, Gefolgschaft, seguito) e lo assistevano nelle funzioni di governo. In età carolingia il territorio appare suddiviso in contee con a capo un conte che, con la feudalizzazione delle cariche (sec. IX), divenne vassallo del re, legato dal giuramento di fedeltà (homagium). La carica divenne, inoltre, vitalizia ed ereditaria (tra il sec. IX e il X). Con l'affermarsi in Italia del Comune e l'allargarsi del districtus cittadino sui territori del conte, il potere di quest'ultimo appare definitivamente compromesso e lo stesso conte venne assorbito in ambito comunale, salvo là dove il fenomeno comunale cittadino è stato più debole (per esempio in Piemonte). § Conte di palazzo o conte palatino, presso la corte dei Franchi (Aquisgrana) e in ambito longobardo-franco (Pavia), alto dignitario cui competeva l'esercizio della giustizia in nome del re o dell'imperatore. In Germania il conte palatino del Reno fu tra i sette grandi principi elettori dell'imperatore.

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