cóntro

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(ant. e lett. cóntra), prep. e avv. [sec. XIII; latino contra, di fronte a].

1) Prep. con valore avversativo che, premessa direttamente al nome o al pronome (rar. con la prep. a), o con la prep. di davanti a pron. personale, esprime avversione, ostilità, contrasto: contro il nemico (rar. contro al nemico), contro di me; con i pron. personali proclitici viene posposto al verbo: gli andò contro, andò contro di lui; combattere controqualcuno; agire contro il parere di un altro; scommettere dieci contro uno; “Due secoli, / l'uno contro l'altro armato” (Manzoni); contro natura, esprime deviazione degli istinti naturali; contro voglia, malvolentieri; essere controqualcuno, essergli ostile.

2) Prep. che esprime movimento, azione o posizione volta in direzione o in offesa di qualcuno: “Questi parea che contro me venisse” (Dante); “L'urtar che fece la barca contro la sponda” (Manzoni); puntare un'arma controqualcuno; o per esprimere movimento in direzione contraria: navigare contro vento; andare contro corrente, anche fig.

3) Di fronte, davanti, dirimpetto; verso: stare con la faccia contro il muro; “la trama fitta dei filari contro lo sfondo bluastro della vallata” (Cassola). Ant., nei confronti di: “Ingiusto fece me contro giusto” (Dante).

4) Avv. nelle loc. di contro, dirimpetto, di fronte; per contro, al contrario; con valore avv. anche nelle costruzioni del tipo: votare contro; essere, mettersi contro, opporsi.

5) Con valore di sm. inv. nelle loc. del tipo il pro e il contro, gli aspetti positivi e negativi di una situazione. In particolare, nel linguaggio marinaro, termine generico per indicare, in una nave a vele quadre, i pennoni e le vele più alti (controvelaccino, controvelaccio e controbelvedere): avere i contro a riva; serrare i contro.

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