calèndola

sf. [sec. XVI; dal latino calendae, calende, perché la pianta nella bella stagione fiorisce ogni mese]. Nome comune usato per indicare la pianta Calendula officinalis della famiglia Composite (Asteracee), detta anche calendula, fiorrancio e calta. È specie coltivata, oriunda della zona mediterranea, dove vive anche la specie selvatica (Calendula arvensis) chiamata calendola selvatica, fiorrancio selvatico e calta selvatica. Sono erbacee perenni, pubescenti e odorose, proprie dei campi dalla pianura alla zona montana, alte da 20 a 50 cm, con fusto angoloso, foglie oblungo-spatolate, talvolta acute, amplessicaule; i fiori sono riuniti in ampi capolini che ricordano le margherite, di color giallo arancio; i frutti sono grossi acheni ricurvi, tubercolati. La specie selvatica ha portamento più esile e fiori meno sviluppati delle numerose varietà coltivate, talora annue, molto diffuse come elemento decorativo. Talvolta le linguette dei fiori sono usate in sostituzione dello zafferano e per colorire formaggi.

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