Lessico

sf. [sec. XIII; latino tardo capanna].

1) Piccola costruzione fatta per lo più di frasche e di paglia, usata per ricoveri provvisori; per estensione, abitazione piccola e misera, tugurio: il monte era costellato di capanne abbandonate; quell'uomo vive solo in una capanna in mezzo ai campi; tetto a capanna, a due spioventi; fig., pancia mia, fatti capanna!, escl. scherzosa di chi si accinge a un lauto pranzo; due cuori e una capanna, a significare che la ricchezza non è indispensabile per il vero amore.

2) In particolare, costruzione rustica elementare annessa alla casa colonica, adibita a fienile o a deposito di attrezzi agricoli.

3) Rifugio di piccole dimensioni in alta montagna, di solito di legno o altro materiale leggero, facilmente trasportabile anche in sezioni prefabbricate. Talvolta anche con il senso di capanno per cacciatori o di cabina per bagnanti.

4) Capanna meteorologica, lo stesso che capannina meteorologica.

5) Nella religione ebraica: festa delle capanne, festività ricorrente in autunno, per solennizzare la fine dei raccolti.

Preistoria

Con la diffusione di metodi di scavo particolarmente rigorosi, l'esistenza nel Paleolitico di vere e proprie capanne, di forma e dimensioni diverse, spesso con focolari all'interno, è ormai un fatto accertato, anche se non tutti concordano sulla effettiva presenza di capanne fin dal Paleolitico inferiore, in siti all'aperto (per esempio Terra Amata, Nizza) o all'interno di grotte (per esempio la grotta del Lazaret, Nizza). Capanne riferibili al Paleolitico medio sono conosciute soprattutto nell'Europa orientale, come per esempio la capanna di Kostenki (Russia) o le capanne musteriane di Molodova I e V (Ucraina), di forma circolare, costruite con centinaia di grandi resti ossei di mammut (crani, zanne, scapole, mandibole, ecc.) e al cui interno erano disposti diversi focolari. Assai più numerosi sono i resti di capanne del Paleolitico superiore, costruite con ossa di mammut o con materiali deperibili (legno, pelli, fibre vegetali). In questi casi, prove evidenti dell'esistenza di capanne sono date dalla presenza di buche di palo, di pietre o di blocchi disposti per sostenere i montanti della capanna, dalla distribuzione spaziale dei resti litici e faunistici, dalla presenza di focolari e dalle varie strutture (aree di transito, di riposo, di discarica, di macellazione, di taglio della pietra, ecc.) in cui era organizzato lo spazio all'interno della capanna stessa. Talvolta sono anche presenti più capanne nello stesso sito; si pone in tal caso il problema di dimostrare la loro eventuale contemporaneità o di ipotizzare successive frequentazioni ripetute in diversi periodi dell'anno. Capanne del Paleolitico superiore sono note, per esempio, a Meziric e Mezin in Ucraina, a Mal'ta in Siberia, a Pincevent e a Etiolles in Francia. Capanne con elevato in argilla, legno e frasche sono documentate dai resti di villaggi pre- e protostorici messi in luce in tutto il mondo. I modellini, in bronzo o in terracotta, usati come cinerari (soprattutto nelle facies culturali dell'Età del Bronzo finale e della prima Età del Ferro dell'Etruria e del Lazio), ci consentono di ipotizzarne l'aspetto esteriore e l'architettura interna. Recentemente, studi di archeologia sperimentale sono stati impiegati per ricostruire le dinamiche dell'abbandono, del crollo e della successiva obliterazione di questo tipo di strutture.

Tipologia

La tipologia delle capanne è assai varia: una classificazione dei tipi resta, pertanto, puramente indicativa. Le più antiche capanne possono considerarsi quelle seminterrate a tumulo (earthlodge) a pianta grossolanamente circolare; perfezionandosi le tecniche ed evolvendosi le strutture sociali del gruppo, secondo molti studiosi si passò alle capanne a pianta circolare . Tale processo non è però categorico in quanto esistono capanne a pianta quadrangolare di fattura assai rozza (per esempio quelle degli Australiani della Terra di Arnhem), che sembrano derivare dai ripari e dalle tettoie. La stessa tipologia delle capanne a pianta circolare rivela, infatti, una molteplicità di derivazioni da modelli di abitazioni provvisorie preesistenti. Più logico è suddividere le capanne in base alla struttura globale per cui si hanno capanne semplici, composte, quadrangolari e capanne-case. Fra le prime si possono annoverare: capanna ad alveare, costituita da una parete cilindrica di paletti che, curvati in alto, si congiungono a formare un tetto a pendenza uniforme; è molto diffusa tra vari gruppi etnici africani oltre che fra Pigmei e Boscimani, in varie parti dell'America e dell'Australia e fra i Sakai e gli Andamanesi dell'Asia. Capanna a cupola, costituita da una struttura circolare o ellittica fatta con paletti curvati i cui estremi sono impiantati a terra, viene ricoperta col materiale consueto a tutti i tipi di capanne: ramaglie, paglia, fango e non di rado stuoie o pelli (tipico l'agàl somalo); in quest'ultimo caso si parla anche di capanne-tenda; sono diffuse soprattutto nell'America Settentrionale (wigwam, wikiup). Capanna a tunnel o a botte, costituita da rami inarcati e piantati al suolo a formare una sorta di tunnel o di botte; si ritrova fra gli Algonchini, nell'America Meridionale (Brasile sudorientale), nel Congo, tra i pastori nomadi della Mesopotamia e fra i Toda dell'India. Capanna conica, costituita da paletti infissi a terra obliquamente in modo da convergere con gli estremi che vengono solidamente legati; è diffusa in Siberia, America Settentrionale e Centrale (palenque), Australia e tra i Fuegini (ormai praticamente estinti). Fra le capanne composte spicca per la diffusione quella cilindrica con tetto conico; è costituita da una parete di paletti disposti secondo una circonferenza, a volte di notevoli dimensioni, sulla quale poggiano i paletti del tetto disposti obliquamente e sorretti nel centro (se la base è ampia) da un palo. Il tetto può giungere fin quasi a terra formando una sorta di veranda; lungo le pareti possono essere ricavate piccole finestre. Esistono varianti a tetto piatto (nel Niger , nel Sahara, in Dancalia), oppure con base ellittica (Herero) od oblunga (Mbowamb). La massima diffusione di tale capanna si riscontra in Africa, ma esistono forme tipiche in Oceania, Nuova Guinea, Florida, Antille e fra i Chocó, i Chibcha e i Mojo e altri gruppi dell'America Meridionale. Le capanne a pianta quadrangolare strutturalmente sono più complesse delle capanne a pianta circolare in quanto la costruzione di pareti verticali ortogonali consente soluzioni molteplici nella distribuzione degli spazi interni. Ne esistono con tetto piatto (per esempio nella Terra di Arnhem, nel Luristan), a due spioventi (tipiche dell'Asia sudorientale, dell'Insulindia, dell'Oceania), a quattro spioventi (fra gli Ainu, i Tupi, i Chiriguano e pochi altri gruppi); tali capanne possono essere erette su di un basamento di pietra, come in Polinesia; oppure su alberi, come fra i Papua, nell'India meridionale, in Insulindia, in Melanesia; oppure su pali o su palafitte (in tal caso lungo le rive di fiumi e nelle lagune costiere) ; sono diffuse in Costa d'Avorio, Ghana, Madagascar, Oceania, India, Indocina, Indonesia, Nuova Guinea, Giappone. Le capanne-casa hanno forma e struttura assai varie; possono essere di tipo intermedio fra la capanna a base circolare e la casa (per esempio tucùl etiopico), a pianta circolare (per esempio fra i Kakomba del Togo), a cupola (per esempio l'igloo eschimese), a pianta rettangolare con tetto piatto (come tra gli Arabi) oppure a due spioventi (per esempio l'isba russa, la casa lunga degli Irochesi) oppure ad alveare (come fra i Curdi) o poligonale (come fra i Pueblos); i materiali usati sono il legno, l'argilla, i mattoni, la pietra. Caratteristica comune è quella di avere, a differenza delle capanne, le pareti piene, a elementi giustapposti, il più delle volte intonacate e rivestite all'esterno con materiali impenetrabili all'acqua. Le capanne-casa in mattoni e in pietra si differenziano dalle case vere e proprie in quanto l'interno conservano la distribuzione propria della capanna (locale unico, in pochi casi diviso da sottili tramezzi) e raramente hanno un secondo piano realizzato nel sottotetto.

A. Leroi-Gourhan, L'homme et la matière, Parigi, 1949; E. E. Evans-Pritchard, Anthropology and History, Manchester, 1961; V. L. Grottanelli, Ethnologica, vol. II, Milano, 1965; E. Guidoni, Architettura primitiva, Milano, 1979.

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