cardo (botanica)

Lessico

Sm. [sec. XIII; latino cardŭus].

1) Nome usato comunemente per indicare diverse specie di piante erbacee spinose appartenenti in gran parte alla famiglia Composite (Asteracee) : tali sono quelle dei genere Carduus, Carlina, Centaurea, Cnicus, Cynara, Echinops, Galactites, Onopordon, Scolymus, Silybum, ecc. Alcune altre fanno parte della famiglia Caprifogliacee (genere Dipsacus) e anche della famiglia Ombrellifere (Apiacee) (genere Eryngium). Diverse specie sono comuni infestanti, altre trovano impiego come ornamento, per l'estrazione di sostanze medicinali e, certune, per l'alimentazione.

2) Toscano, involucro spinoso che avvolge la castagna; riccio.

3) Nell'industria tessile, sinonimo di garzo.

4) ln zoologia, sinonimo di cardine.

Botanica

Il cardo degli orticoltori (cardo comune, cardo mangereccio o cardone) è un'erbacea perenne (Cynara cardunculus varietà altilis) della famiglia Composite (Asteracee) derivata dalla coltura del carciofo selvatico. Ha fiori azzurro-violetti riuniti in capolini con brattee squamose spesso munite di spine e foglie grandi, frastagliate e tomentose, verdi-grigiastre, quasi sempre prive di spine, lunghe 50-100 cm, con una grossa e larga nervatura mediana (costa) che rappresenta la parte edule della pianta. Per ottenere coste il più possibile bianche, croccanti e tenere, al giungere dell'autunno si attua la pratica dell'imbianchimento, che consiste nell'impagliare o incartare le piante, che poi vengono rincalzate con terra per essere sottratte all'azione della luce. Verso la fine di settembre ha inizio la raccolta, che si prolunga fino a gennaio. Il cardo esige terreni profondi, sciolti, fertili e ricchi di humus; la sua coltivazione è diffusa soprattutto nei Paesi europei. Talvolta la pianta viene attaccata da insetti, fra i quali le larve della farfalla del cardo (vanessa del cardo)§ I cardi si consumano, generalmente, crudi con la bagna cauda (in Piemonte, soprattutto) o cotti (gratinati, fritti, alla parmigiana, trippati, al sugo, ecc.).