carne

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Lessico

sf. [sec. XIII; latino caro carnis].

1) La parte del corpo umano e animale costituita dai muscoli: avere molta o poca carne addosso, essere grasso o magro; star bene in carne, essere ben pasciuto, avere un aspetto florido; in carne e ossa, di persona; color carne, roseo; carne viva, la parte esposta di una ferita. Fig.: la propria carne, i congiunti, i consanguinei; carne della propria carne, i figli o anche qualche cosa che sia dilettissima; essere di carne e ossa, andar soggetti agli errori (con riferimento all'imperfezione della natura umana). Al pl., l'aspetto esteriore del corpo in relazione al colorito e alla freschezza della pelle: carni candide, sode, flaccide.

2) Per estensione, l'uomo, di solito inteso in senso collettivo: carne battezzata, i cristiani (anche fig., gente che merita un trattamento umano); carne da macello, da cannone, i soldati mandati allo sbaraglio (con intento polemico); trafficante di carne umana, chi in passato praticava il commercio di schiavi; chi trae profitto dallo sfruttamento della prostituzione. In altri casi, specialmente nell'uso religioso, l'uomo nella sua natura terrena e nella sua esistenza storica: il Verbo si è fatto carne; più spesso, l'uomo nelle sue qualità fisiche e corporali, poste nella tradizione ascetica in antitesi con l'anima, e quindi considerato essere debole e mortale, soggetto alle passioni e al peccato: lo spirito è pronto, ma la carne è debole; mortificare la carne; fig., sensualità, lussuria: le tentazioni, i piaceri della carne; “nel diletto della carne involto” (Dante).

3) Il tessuto muscolare degli animali macellati, che costituisce un elemento essenziale dell'alimentazione umana: carne bovina, equina; carni bianche, di pollo e di vitello; carni rosse, di manzo, cavallo e maiale. Fig.: trovare carne per i propri denti, incontrare un avversario o imbattersi in un compito che danno del filo da torcere; non è carne per i miei denti, di impresa superiore alle proprie possibilità; mettere troppa carne al fuoco, occuparsi contemporaneamente di troppi argomenti, attività, ecc., senza concludere; non essere né carne né pesce, non avere un ruolo e una funzione precisi, esser privo di personalità ben definita.

4) Per analogia, la polpa della frutta; la parte densa e consistente di un organo vegetale.

5) Nella lavorazione delle pelli, si dice lato carne il rovescio della pelle, ovvero la parte della pelle che aderiva al corpo dell'animale. A eccezione dei pellami che vengono lavorati a velour, il lato carne riveste, dal punto di vista conciario, minore importanza del lato fiore, cioè di quella parte della pelle su cui vi è l'epidermide con le sue produzioni: peli, ecc.

Religione

Nell'Antico Testamento il termine designa la creazione animata (Genesi, 6,17; Ecclesiastico, 40,8), l'uomo nella sua totalità (Salmo, 40,5) o l'umanità intera (Isaia, 40,5). In quanto creatura, anche l'angelo è carne (Ezechiele, 10,12). A volte carne designa la parte materiale dell'uomo (Giobbe, 10,11) o l'essere psichico (Proverbi, 4,22) e a volte in senso restrittivo la parte commestibile dell'animale (Genesi, 9,4). Nel Nuovo Testamento la carne significa l'uomo nella condizione terrestre (II Corinti, 10,3). Per designare la natura umana di Gesù Cristo si dice che “si fece carne” (Giovanni, 1,14), assunse “la carne e il sangue” (Ebrei, 2,14). Il termine è spesso caricato del senso religioso d'impotenza nei riguardi dello spirito, e assume poi il significato di natura corrotta (Romani, 7,5 ss.), nemica dello spirito (Galati, 5,16 ss.).

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