cavìglia

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sf. [sec. XIII; dal provenzale cavilha, che ha la stessa etim. di cavicchia].

1) Elemento di legno o metallo, per lo più di forma cilindrica, con punta aguzza e capocchia, che, confitto in una parete o in altra superficie, serve per appendere o legare qualche cosa o anche per fissare parti mobili. Con accezioni specifiche: A) in marina, a) perno di legno duro o di metallo infisso su un supporto con entrambe le estremità sporgenti in modo che vi si possa dare volta a un cavo. Le caviglie possono essere fisse o mobili, cioè sfilabili e infilabili sulle cavigliere; b) ciascuno dei perni che spuntano orizzontalmente dal corpo di alcune bitte; c) ognuna delle manopole disposte radialmente sulla ruota del timone e impugnate per la sua manovra; d) caviglie da impiombare, punteruolo metallico o di legno duro con un'estremità appuntita e leggermente ricurva o diritta usato per allargare i legnuoli dei cavi da impiombare. B) Nelle ferrovie, organo di ancoraggio della rotaia alla traversa. È praticamente una grossa vite per legno, con gambo prima tronco-conico poi cilindrico e punta tronco-conica; ha filetto a sezione triangolare e testa quadra o rettangolare con ampia base circolare. C) In orologeria, scappamento a caviglia, forma più semplice ed economica dello scappamento ad ancora. D) In musica, piccolo cavicchio girevole, chiamato anche bischero o pirolo, infisso nell'estremità superiore del manico di uno strumento ad arco e usato per regolare la tensione delle corde.

2) In anatomia, termine genericamente usato per indicare la parte distale della gamba, delimitata, ai lati, dai malleoli: caviglie sottili; “con le caviglie fuori della lunga veste nera” (Alvaro). È sinonimo di collo del piede.