chemiotassi o chemiotattismo

sf. [chemio-+-tassi]. Fenomeno biologico consistente nella migrazione attiva di cellule verso concentrazioni crescenti di una sostanza chimica (attrattore chemiotattico), come per esempio un nutriente. È noto anche il fenomeno inverso, ossia la migrazione attiva verso concentrazioni decrescenti di sostanza (antichemiotassi). Sono capaci di chemiotassi molti batteri e le cellule che negli animali superiori sono preposte alla difesa dalle infezioni (granulociti neutrofili e macrofagi nei Mammiferi); tali cellule subiscono attrazione chemiotattica da parte di vari stimoli quali i frammenti delle proteine del complemento, gli antigeni batterici e gli immunocomplessi. È ovvia l'importanza biologica della chemiotassi, che costituisce un elementare fenomeno di adattamento; meno ovvio e solo in parte chiarito ne è il meccanismo molecolare, che dipende, almeno nei batteri, da due proteine di membrana, una delle quali è il recettore per l'attrattore (o repulsore) chemiotattico, e l'altra un enzima che produce il secondo messaggero intracellulare, sostanza chimica non identificata, capace di stimolare (o di inibire) gli organelli del movimento (ciglia, flagelli, proteine contrattili).

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