cognóme o cognòme

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino cognōmen-mínis, cognome, soprannome, da cognoscĕre].

1) Nome di famiglia; casato: cognome doppio, formatosi dalla fusione di due famiglie.

2) Disus., epiteto, soprannome: “Didimo di nome, e chierico di cognome ” (Foscolo).

Cenni storici

Nella Grecia antica non si conosceva l'uso di un vero cognome , ma alla necessità di distinguere persone che portavano lo stesso nome si provvedeva aggiungendo il patronimico e talora anche il luogo o il demo di origine: Callia, (figlio) di Ipponico, del demo di Ancile. A Roma i primi cognomi compaiono in età repubblicana e si presentano come terzo elemento del nome di una persona (Marcus Tullius Cicero) o con caratteristiche più individuanti: si hanno anche qui nomi che indicano la località di provenienza (Coriolano da Corioli), ma più spesso si riferiscono a peculiarità fisiche (Cincinnato, dai capelli ricci; Lepido, scherzoso). In processo di tempo questo nome aggiunto si tramanda di padre in figlio e diventa in una gens il distintivo fisso di una famiglia, acquistando valore di vero cognome; si ha, per esempio, Tullius come cognome della famiglia di Cicerone; Iulius come cognome di quella di Cesare. Alla caduta dell'Impero romano anche l'onomastica latina andò dispersa e l'individuo era identificato solo con il nome. L'uso del cognome ricompare con il sec. IX e porta alla sua origine la necessità di distinguere persone che portano lo stesso nome. Le origini di questi nuovi cognomi sono le più varie: la località di nascita (Pisani, Milanesi, ecc.); il mestiere della prima persona che l'ha adottato (Ferrari da ferraio, Somaré da asinaio, ecc.); particolarità fisiche, specie dei capelli (Rossi, Bianchi, Neri, Biondi, ecc.); anomalie fisiche (Gobbi, Zoppi, Guerci, ecc.); lo stato civile di “trovatello” (Esposito, Innocenti, ecc.). Nei Paesi nordici più diffusa fu l'usanza del patronimico, per cui in molti cognomi abbiamo la terminazione sohn per il tedesco, son per l'inglese, sen per il danese, tutti con lo stesso significato di “figlio”; allo stesso significato appartiene anche lo scozzese Mc (da macc, figlio) o il prefisso Fitz inglese (dal francese fils, figlio); sempre al nord altra forma diffusa è l'abbreviazione del nome: per esempio Heinrich=Heinz; o la derivazione del cognome dal mestiere: per esempio Müller o Moller, mugnaio. Fra i popoli slavi le forme più usate sono i patronimici (per esempio Ivan= Ivanovič) o gli allusivi a peculiarità fisiche (per esempio Tolstoi, grasso); e ancora, fra i discendenti dei proprietari terrieri, anche quelli della località in loro possesso (per esempio Czartorisky da Czartory). Nei nomi ebraici frequente è l'uso del patronimico, premettendo il termine ben (figlio) quale, per esempio, Ben Gurion, ma si trova anche l'adozione del nome della città di domicilio (Ancona, d'Ancona); del nome della tribù di provenienza (Levi); o del nome di alberi (Mandelbaum, mandorlo) o di pietre preziose (Rubinstein, rubino).

Diritto

Il cognome viene assunto dai figli legittimi senza speciale attribuzione. Il figlio legittimato ha il cognome del padre, ma egli, se maggiore di età alla data della legittimazione, può scegliere (entro un anno dal giorno in cui ne viene a conoscenza) di mantenere il cognome portato precedentemente, se diverso, ovvero di aggiungere o di anteporre ad esso, a sua scelta, quello del genitore che lo ha legittimato. Il cognome può essere modificato, qualora sia ridicolo, infamante o possa rivelare l'origine naturale, inoltrando un'apposita domanda al prefetto della provincia del luogo di residenza o di quello nella cui circoscrizione è situato l'ufficio dello stato civile dove si trova l'atto di nascita al quale la richiesta si riferisce.In caso di matrimonio la donna aggiunge al proprio il cognome del marito. L'adottato aggiunge il cognome dell'adottante al proprio. La legge tutela il diritto al nome e lo considera personalissimo, inalienabile e imprescrittibile.

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