coordinaménto

sm. [sec. XIX; da coordinare]. Atto ed effetto del coordinare; l'essere coordinato. In particolare, in edilizia, integrazione di progettazione ed esecuzione, postulata dalla tecnica contemporanea per un organico sviluppo del rapporto industria-cantiere, volto a conseguire risultati che siano produttivi in senso economico e insieme socialmente validi. Quello del coordinamento è quindi un problema particolarmente complesso per i suoi diversi aspetti (di base per una progettazione integrata, di programmazione della produzione industriale e di organizzazione del lavoro di cantiere), ma è anche un problema la cui attualità dura ormai da oltre due secoli, da quando cioè le scoperte tecnologiche (in particolare la produzione industriale del ferro) e scientifiche (elaborazione di una scienza delle costruzioni) hanno modificato quantitativamente e qualitativamente i processi dell'edificare, offrendo mezzi e tempi di lavorazione commisurati ai nuovi sviluppi e richiedendo però in cambio un'adeguata metodologia operativa. Da una prima sperimentazione di coordinamento progettuale-industriale, infatti, sono nati i ponti in ferro della fine del sec. XVIII (J. Wilkinson e A. Darby, ponte sul Severn del 1775; T. Telford, progetto per un ponte sul Tamigi a Londra del 1801). Alla metà del sec. XIX, la realizzazione del Palazzo di Cristallo a Londra (opera di J. Paxton, 1850-51) rappresentò una svolta nei metodi di costruzione, tanto che in esso lo strumento di misura non è più necessariamente il metro ma l'elemento costruttivo, grazie al perfetto coordinamento modulare delle tre diverse produzioni presenti (lastre di vetro, elementi in ghisa e ferro, carpenteria in legno) e al preciso studio dei metodi e dei tempi di montaggio (vedi modulo). Il problema del coordinamento però, come accennato, non può esaurirsi in una produzione meccanicistica di elementi da assemblare; deve bensì raggiungere nei suoi risultati un valore metodologico integrale, lo stesso forse al quale si riferiva Gropius nella sua impostazione didattica del Bauhaus (1919) e nella ricerca e definizione, come oggetti standard capostipiti di una produzione integrale, degli elementi costitutivi della casa, della quale però facessero salva l'individualità permettendone la massima flessibilità. Per una valida progettazione integrale si rende necessario il coordinamento di un gruppo di specialisti di vari settori, per una globale presa in esame di tutti gli aspetti del tema e conseguentemente per definire gli elementi primi, le loro successive designazioni di uso, montaggio, distribuzione, produzione, le loro possibili combinazioni a tutti i livelli, in una verifica reciproca e costante.Tra gli esempi più interessanti in questo senso, il quartiere Frugès a Pessac (Bordeaux, Le Corbusier, 1925).

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