Lessico

agg. e sm. [sec. XIX; dall'arabo-persiano Kurd]. Proprio del Kurdistan o della popolazione dei Curdi: tappeti curdi; abitante o nativo del Kurdistan.

Lingua e letteratura

Il singolare destino storico del popolo curdo e il grande frazionamento contemporaneo spiegano la forte differenziazione dialettale della lingua, distinta soprattutto nelle due forme del kurmangi (parlate di Nord-Ovest) e del kurdi (parlate di Sud-Est), accanto alle quali il gurani (veicolo d'espressione del pensiero religioso della setta degli Ahl-i Ḥaḳḳ, della zona di Kermanshah) e il zaza (in Turchia) si pongono come lingue sostanzialmente indipendenti, tramite con i dialetti iranici dell'Irancentrale, del Caspio e del Fars. La situazione si riflette anche nella molteplicità delle forme di scrittura usate: alfabeto arabo presso i classici; latino in Iraq, in Siria (elaborato nel 1931 dalla società Khavar), nell'URSS fino al 1945; cirillico con adattamenti, sempre in URSS, dal 1945. Ma, a prescindere dal risveglio, soprattutto pubblicistico e giornalistico, contemporaneo (Kurdistan, il primo giornale curdo, apparve al Cairo nel 1898), la letteratura curda, per quanto antica, è sostanzialmente orale e consta di favole, canzoni, proverbi, epica popolare. Della seconda metà del sec. XII è il maggior poeta medievale, Aḥmad Gazīrī Māl; seguono Aḥmad Khān (1591-1652) e, nell'età contemporanea, il progressista-nazionalista (anche nei contenuti) Hāǧǧi Qādir Khoy. Il relativo sviluppo letterario del sec. XX data dagli anni Venti, ma non interessa l'Iran (salvo la parentesi della Repubblica curda autonoma di Mahābād, 1946), né la Turchia, dove ogni attività editoriale curda è proibita. In Iraq si sono segnalati gli scrittori Bikas e Nariman; in Armenia, Nadiri, Bako, Gindi, Avdal, Shamilov, Murad.

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