decolorazióne

sf. [sec. XIX; da decolorare]. Eliminazione di composti coloranti da una sostanza base per migliorarne le caratteristiche chimiche, fisiche ed estetiche (prodotti petroliferi, saponi, oli commestibili, ecc.) Di norma si usa l'adsorbimento del colorante su un letto fisso di terra o di carbone attivo, in seguito rigenerato per semplice riscaldamento. In particolare: A) nella tecnologia alimentare, serve a eliminare dagli oli e dai grassi i pigmenti a base di clorofilla, i caroteni e i loro prodotti di degradazione, che danno un colore indesiderato al prodotto finito; si effettua sotto vuoto a 80-100 ºC e con durata limitata per evitare reversioni di colore e di gusto per la formazione di aldeidi; la miscela viene poi filtrata e passata alla raffinazione. Durante la decolorazione si assiste all'eliminazione dei prodotti primari dell'ossidazione (i perossidi) e alla formazione di doppi e tripli legami coniugati (normalmente assenti negli oli vergini); questi possono essere rivelati alla luce ultravioletta in un intervallo compreso tra 220 e 300 mm. La loro presenza costituisce un mezzo per rivelare eventuali frodi non dichiarate di mescolanze tra oli vergini di oliva e oli raffinati. B) In enologia, la decolorazione è usata per modificare l'intensità del colore in alcuni vini. C) Nella cosmesi, si definisce decolorazione il procedimento, largamente usato, mediante il quale si toglie ai capelli il colore naturale prima di eseguire la tintura.

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