dialètto

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sm. [sec. XVI; dal greco diálektos].

1) Idioma particolare di una regione contrapposto alla lingua comune e letteraria; vernacolo. Per estensione, idioma, favella, parlata. § Il passaggio dal dialetto locale alla lingua presenta spesso gradazioni intermedie quali un dialetto regionale e/o una lingua regionale. Mentre la lingua può articolarsi in letteraria, tecnica, usuale ed espressiva, il dialetto rimane per lo più a un livello espressivo. I dialetti, tranne casi particolari, sono oggi in Italia in fase di recessione rispetto alla lingua nazionale. I rapporti di convivenza tra lingua e dialetto hanno determinato influssi reciproci che si risolvono in un avvicinamento del dialetto alla lingua o in una penetrazione di elementi dialettali nella lingua. Così in italiano troviamo voci di origine dialettale o dialettalismi come iettatura, malocchio, di origine napoletana; abbozzare, menare, di origine romanesca; mugugno, mugugnare, di origine genovese; posteria, marcita, di origine lombarda; nomi relativi alla vita militare come arrangiarsi, cicchetto, ramazza di origine piemontese. Per i dialetti italiani, vedi Italia (dialetti).

2) In etologia, variante nel sistema di comunicazione in gruppi di animali della stessa specie che vivono isolati. È fenomeno relativamente raro presente in alcune specie di Uccelli, Mammiferi e Insetti. L'insorgere di dialetti crea problemi di comprensione tra individui provenienti da aree geografiche diverse: per esempio, api italiane e api tedesche, pur usando sempre per comunicare il sistema della danza (vedi ape), eseguono moduli che presentano piccole differenze, per cui le informazioni portate a un alveare tedesco da un'esploratrice italiana provocano una reazione inesatta nelle bottinatrici che, pur uscendo per la raccolta del cibo, non sono in grado di trovarlo.

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