difètto

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(anticamente defètto), sm. [sec. XIII; dal latino defectus-us, mancanza].

1) Il non avere a sufficienza; carenza: “Deserto inaccessibile agli eserciti per difetto d'acqua” (Algarotti); far difetto, mancare: l'allegria non fa difetto; in difetto, in mancanza, in assenza. Con accezioni specifiche: A) in fisica nucleare, difetto di massa, differenza fra la somma delle masse dei nucleoni in un nucleo e la massa del nucleo stesso. B) In fisica dei solidi, anomalia di un reticolo cristallino reale che contribuisce a determinare le proprietà fisiche dei solidi e permette di spiegare varie caratteristiche elettriche e fisico-chimiche dei cristalli. I difetti possono essere puntiformi, se localizzabili in un determinato punto (per esempio, lacune), lineari, se decorrono lungo linee o piani interni del cristallo (per esempio, dislocazioni). C) In un sistema ottico, ogni causa di imprecisione o anomalia dell'immagine, che sia distinta dalle aberrazioni. I difetti sono dovuti a imperfezione di lavorazione ottica delle lenti, a mancanza di omogeneità del vetro, a errore di montaggio delle lenti. Si parla, invece, comunemente, di difetto delle immagini sia nel caso che siano dovuti alle cause suddette, sia nel caso siano dovuti ad aberrazioni.

2) Manchevolezza, deficienza fisica o morale; imperfezione; limite: un grave difetto fisico gli impedisce di lavorare. Anche colpa, vizio: “Finger non è difetto, quando il motivo è onesto” (Goldoni). In particolare, nell'etica, imperfezione o comunque elemento negativo del carattere; in senso filosofico stretto, la mancanza di una perfezione richiesta dalla natura dell'essere.

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