e (congiunzione)

Indice

(ed davanti a parola che inizia con e; per eufonia spesso davanti alle altre vocali), cong. [sec. XIII; latino et].

1) Si usa per coordinare due elementi che nella proposizione compiono lo stesso ufficio o due proposizioni dello stesso tipo: io e lui siamo amici; è una ragazza bella e intelligente; ho guardato da una parte e dall'altra; un tizio che suona e canta molto bene. In una serie di più elementi coordinati solitamente si usa solo davanti all'ultimo termine: cartella, carta, penna e calamaio; si ripete invece a ogni termine quando si vuole dare particolare rilievo e concitazione (si ha in questo caso un polisindeto): e grida e urla e strepita e insulta tutti.

2) In alcune espressioni assume valori particolari: talvolta indica una conseguenza di ciò che è detto precedentemente col senso di perciò, quindi: sono stanco e vado a dormire; oppure il susseguirsi immediato di un'azione a un'altra: mangio e sono da te. Può esprimere una particolare insistenza, una precisazione: questo è il suo ultimo libro, ed è un bel libro. Può assumere valore avversativo e antitetico, col senso di invece, ma, però, mentre: doveva venire e non è più venuto. Usata all'inizio del periodo, assume valore enfatico ed esprime per lo più un sentimento di stupore, di indignazione, di rimprovero, specialmente in frasi interrogative o esortative: e tu lo hai lasciato fare?; e finiscila di dar fastidio! Serve, in particolari loc., a unire “bello” a un altro agg. e “tutti”, “tutte” a un numerale: è bell'e morto; tutti e due, tutt'e tre.

3) Si usa comunemente per indicare l'addizione di due numeri o nella formazione di numeri e misure: tre e due cinque; duecento e cinque; tre chili e mezzo.

4) Ant. o lett., allora, ebbene.

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