ecolocazióne

sf. [eco-+locazione]. Localizzazione di ostacoli attraverso la ricezione di echi. Sistema di orientamento utilizzato dai pipistrelli e dai Cetacei Odontoceti. Si riscontra anche nei Pinnipedi e nei pinguini, capaci di produrre ultrasuoni e di percepirne le onde di ritorno. Gli ultrasuoni prodotti dai pipistrelli sono vibrazioni delle corde vocali di frequenze fino a ca. 150.000 Hz, quelli dei Cetacei sono vibrazioni del retrobocca o delle cavità nasali, con limiti di frequenza intorno ai 210.000 Hz. Sia per i pipistrelli sia per i Cetacei, la parte dell'emissione a frequenze più basse ricade nella gamma udibile dall'uomo. Nei Cetacei, sembra che la prominenza anteriore del capo, ripiena di un liquido particolare, sia importante nel dirigere l'emissione ultrasonora, mentre la mandibola sarebbe importante per la trasmissione delle onde di ritorno all'orecchio interno. Attraverso la ritmica emissione di impulsi ultrasonori e la continua ricezione dei loro echi questi animali sono in grado di localizzare i corpi solidi, inclusi altri animali, tracciando una sorta di mappa sonora dell'ambiente circostante da cui ricavano continuamente la propria posizione rispetto agli ostacoli. I pipistrelli possono così manovrare correttamente nelle grotte prive di luce e i delfini orientarsi di notte o nelle acque torbide. I Cetacei ecolocalizzano anche i compagni di branco, dai quali possono così mantenere distanze appropriate, e i pipistrelli individuano gli insetti di cui si nutrono, battendoli con emissioni accelerate di ultrasuoni e correggendo la propria rotta fino a farla collimare con quella delle prede.

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