entelechìa o entelècheia

sf. [sec. XVI; dal greco entelécheia, attività, atto]. Secondo Aristotele, lo stato di perfetta attuazione della sostanza in contrapposizione a potenza. Il termine venne ripreso da Leibniz per designare la monade nel suo carattere di perfezione, autosufficienza e impenetrabilità. All'inizio del Novecento venne usato dal biologo e filosofo tedesco H. Driesch per indicare un principio immateriale che regolerebbe lo sviluppo embrionale e altri processi biologici (vitalismo).

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