Lessico

Sf. [sec. XV; dal latino eruptío -ōnis].

1) La più importante manifestazione del vulcanesimo, caratterizzata da fuoruscita di lava (effusione), di materiale solido (eiezione) e gassoso (esplosione) da un vulcano o da aperture della crosta terrestre. Si dice diagramma d'eruzione la rappresentazione grafica di un'eruzione vulcanica in cui in ordinata si riporta l'intensità del fenomeno eruttivo e in ascissa il tempo. Con diversi simboli vengono, inoltre, riportati sul diagramma i diversi prodotti dell'eruzione.

2) In astronomia, complesso di fenomeni parossistici accompagnati da elevata emissione di energia radiante e corpuscolare, che si verifica su alcune stelle tipiche (flare stars) e nella cromosfera del Sole, eruzione solare, in concomitanza con lo sviluppo di regioni magneticamente attive (facole, macchie solari).

3) Rapida comparsa di lesioni dermatologiche che caratterizza le malattie esantematiche o che costituisce una manifestazione locale di malattie generalizzate. eruzione dentaria, il passaggio attraverso la mucosa gengivale dei denti permanenti o decidui.

Vulcanologia: eruzione iniziale

In generale l'eruzione corrisponde a un'attività vulcanica caratterizzata da emissione più o meno violenta di materiale magmatico, in conseguenza di un processo di degassamento del magma. Si distinguono diversi tipi di eruzione. Eruzione iniziale, detta anche perforazione iniziale, determina la comparsa di un nuovo vulcano; è preceduta normalmente da violente scosse sismiche e da un rigonfiamento del terreno che provoca la formazione di un reticolato di fratture. Attraverso questo è possibile allora la fuoruscita dei gas che, liberandosi violentemente, scagliano all'esterno il materiale di copertura e l'eventuale acqua presente: si forma di conseguenza un condotto, la cosiddetta breccia di apertura, tutt'attorno alla bocca del quale ricade il materiale eruttato. Dal condotto possono poi fuoruscire ceneri vulcaniche, pomici, scorie, ecc. e infine la lava. Tra le eruzioni iniziali verificatesi in tempi storici si ricordano quelle dell'Arso a Ischia (1301), del Monte Nuovo presso Pozzuoli (1538), dello Jorullo nel Messico (1759), del Quizapù nelle Ande (1847), del Chinyero a Tenerife (1909) e del Paricutin nel Messico (1943). Eruzione lineare o labiale, caso particolare di eruzione iniziale caratterizzata dalla formazione di una frattura abissale, la cui apertura è accompagnata da violente scosse di terremoto. All'espulsione delle brecce di apertura segue l'eiezione di scorie, ceneri, ecc. con copiosi efflussi lavici, tali da determinare a volte grandiosi espandimenti. In base al tipo dei materiali eruttati si distinguono eruzioni lineari effusive ed eruzioni lineari esplosive. Casi tipici di eruzioni lineari effusive sono stati studiati in Islanda (regione del Laki, Threngslarborgir, ecc.); in queste zone le eruzioni iniziarono con fasi esplosive cui seguirono dopo breve tempo grandi effusioni laviche. Nel Laki, dalla frattura apertasi nel 1783 lunga 25 km, furono emessi oltre 12 km3 di lava che ricoprirono un'area di 565 km². In genere il magma risale una sola volta lungo la frattura poiché esso tende a solidificare entro la frattura stessa: l'eruzione successiva avviene quindi lungo una nuova frattura e, ripetendosi il fenomeno innumerevoli volte, è possibile che le varie colate laviche sovrapposte raggiungano spessori enormi. Particolarmente estesi sono gli espandimenti lavici di materiale basaltico, data la sua notevole fluidità. In seguito a molteplici effusioni si sono formati il plateau basaltico brasiliano (750 mila km²) nel Triassico superiore e nel Giurassico, quello del Deccan (650 mila km² emersi e oltre un milione di km² se si considera anche la porzione sotto il livello del mare), al limite tra Cretaceo e Paleogene, e quelli nordamericani, neogenici e quaternari, del Columbia River e dello Snake River (400 mila km²), mentre per le formazioni basaltiche precambriane del Lago Superiore si stima un volume di ca. 100 mila km3. Le eruzioni lineari esplosive sono caratterizzate viceversa da un vulcanesimo di tipo acido che può dar luogo a formazioni piroclastiche molto estese seppure di dimensioni nettamente inferiori rispetto a quelle effusive. Si tratta in genere di eruzioni di nubi ardenti che dopo il loro deposito si saldano, dando luogo a rocce denominate ignimbriti, e di eruzioni di ceneri che si alternano a eruzioni di materiale grossolano ricoprendo vaste aree. Si conoscono depositi ignimbritici che si sviluppano per oltre 20 mila km² come in Nuova Zelanda e a Sumatra; anche in Europa (Bolzano, Monte Amiata, Lugano, Foresta Nera, ecc.) esistono importanti coltri di materiale vulcanico acido.

Vulcanologia: eruzione a condotto aperto e ostruito

Negli apparati vulcanici a condotto centrale le eruzioni hanno manifestazioni diverse secondo le condizioni del condotto vulcanico; si possono distinguere eruzioni a condotto aperto da eruzioni a condotto ostruito. A) L'eruzione a condotto aperto si verifica nei vulcani a lava molto fluida, in seguito a diminuzione della pressione idrostatica dovuta per lo più all'aprirsi in profondità di una fessura comunicante con il condotto magmatico; il magma penetrando in essa subisce una brusca caduta di pressione con conseguente degassamento che rende possibile l'eruzione del magma attraverso il cratere principale del vulcano (eruzione terminale) a meno che la fessura non raggiunga la superficie, nel qual caso si verifica un'eruzione laterale. Nell'eruzione terminale il magma sovrasaturo risale schiumeggiando il condotto e l'espulsione esplosiva dei gas in eccesso alimenta getti di lava sempre più intensi e anche spettacolari e imponenti fontane di lava; l'eruzione decresce progressivamente con lo svuotamento del condotto e, dopo alcune ore o anche giorni di lancio di brandelli di lava e di frammenti strappati alle pareti del condotto, si riduce a un'attività di vapore seguita da un periodo di quiescenza più o meno prolungato. L'eruzione laterale è conseguente al formarsi di una frattura lungo l'edificio vulcanico: il magma affluisce in questa dal condotto vulcanico, con conseguente allargamento di questo, e fuoriesce attraverso passaggi preferenziali formando tanti conetti disposti lungo la frattura. Durante l'eruzione laterale l'attività del cratere centrale inizialmente si accentua ma ben presto diminuisce o si annulla del tutto in seguito al notevole abbassamento del livello del magma nel condotto. L'eruzione eccentrica è un tipo di eruzione a condotto aperto che si manifesta quando una frattura collega direttamente la superficie terrestre e la camera magmatica senza interessare il camino principale. B) L'eruzione a condotto ostruito, propria di magmi acidi e viscosi, si manifesta dopo un periodo di quiescenza del vulcano caratterizzato da emissione di gas e durante il quale l'edificio vulcanico esterno può franare parzialmente ostruendo il condotto; fenomeni di alterazione chimica e di solidificazione delle infiltrazioni magmatiche possono impermeabilizzare progressivamente questo materiale che si trasforma in un vero e proprio tappo che non permette la fuoruscita dei gas. La pressione interna pertanto aumenta finché riesce a vincere la resistenza del tappo che viene espulso con una grande esplosione preceduta da forti scosse sismiche. Le eruzioni di questo tipo sono particolarmente violente, anche catastrofiche, e caratterizzate da un altissimo indice di esplosività.

Vulcanologia: eruzione pliniana ed eruzione semivulcanica

Altri tipi di eruzione: eruzione pliniana, così denominata in ricordo del naturalista Plinio il Vecchio, è un'eruzione che nella sua evoluzione presenta emissione di materiale magmatico di diversa composizione (sia lava sia prodotti piroclastici). Eruzione semivulcanica o ultravulcanica o indiretta: eruzione limitata alla liberazione violenta di gas con distruzione del tappo ostruente il condotto ma senza emissione di materiale magmatico fresco.

Vulcanologia: eruzione freatica

Eruzione provocata da infiltrazioni di acque superficiali nel sottosuolo lungo fratture dovute ad attività sismica e tali da consentire alle acque di arrivare in prossimità di magma o di gas magmatici ad alta temperatura che le riscaldano fino all'ebollizione. Se le rocce del tetto risultano impermeabili, lo sfogo dei gas e dei vapori è impedito fino a che per il progressivo aumento della pressione non si verifica l'apertura di uno o più passaggi che ne consentono la liberazione violenta; la conseguente diminuzione della pressione provoca la vaporizzazione immediata dell'acqua surriscaldata con emissione esplosiva di vapori misti a materiale roccioso più o meno polverizzato.

Vulcanologia: eruzione sottomarina

Eruzione che si verifica sotto il livello del mare e conosciuta più in base allo studio di prodotti vulcanici depostisi su fondali marini in epoche trascorse piuttosto che da osservazioni dirette. Le eruzioni che avvengono a profondità superiori a 2000 m non danno manifestazioni in superficie: risultando la pressione idrostatica superiore a quella critica dell'acqua non è possibile la liberazione di vapore acqueo, mentre i gas eventualmente sfuggiti si disciolgono in acqua durante la risalita. Eruzioni sottomarine anche profonde ma di forte entità e prolungate nel tempo possono far emergere i prodotti vulcanici con la formazione di isole più o meno effimere. Nelle eruzioni che avvengono a scarsa profondità si ha invece fuoruscita di gas in superficie e, in molti casi, dopo un certo periodo di attività si può osservare la nascita di una nuova isola. Un esempio (1963) è quello dell'isola di Surtsey al largo delle coste meridionale islandesi, a SW delle isole Vestman. A eruzioni sottomarine in forma di possenti espandimenti e note anche come eruzioni basali si devono i grandiosi accumuli di materiale basico di varia composizione noti sotto il nome di ofioliti o pietre verdi.

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