imposizióne

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sf. [sec. XIV; dal latino impositío-ōnis, da imposítus, pp. di imponĕre, imporre].

1) Atto ed effetto dell'imporre, anche fig.: l'imposizione di prezzi fissi. In particolare: imposizione delle mani, rito liturgico che, accompagnandosi a una preghiera appropriata, significa l'elezione e la consacrazione a un ufficio sacro. È fatta dal vescovo nel conferire gli ordini sacri.

2) Per estensione, ciò che è imposto arbitrariamente e con prepotenza: reagire a imposizioni ingiuste. § In etologia, minaccia, comportamento o atteggiamento di imposizione.

3) Nel linguaggio finanziario, il sottoporre qualcuno a qualche cosa a un'imposta: imposizioni straordinarie per sanare il deficit. Prelievo, effettuato sul contribuente da parte dell'Ente pubblico, che può avere per oggetto danaro, beni o prestazioni personali: da un lato ciò è in rapporto con la potestà d'imperio dell'Ente pubblico e dall'altro con la capacità contributiva ossia con la potenzialità del soggetto passivo a contribuire alle spese della collettività. Accordi, convenzioni e particolari accorgimenti messi in atto dall'amministrazione tributaria cercano di evitare l'imposizione doppia (o plurima), che, in campo internazionale, è quella applicata alle persone fisiche o società aventi il domicilio o la sede sociale in uno Stato e beni o industrie in un altro, mentre all'interno dello stesso Stato si ha quando il soggetto dipende da Enti locali diversi.

4) In tipografia, lo stesso che impostazione.

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