incomunicabilità

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Lessico

sf. [sec. XIV; da incomunicabile]. L'essere incomunicabile; incapacità di comunicare, di stabilire un rapporto di vera conoscenza e amicizia con gli altri.

Filosofia

Il concetto di incomunicabilità, intesa come solitudine esistenziale e inaridimento della comunicazione sociale, presenta ascendenze nella cultura romantica, nell'idealismo tedesco e nella critica rivolta a questo dalla filosofia dell'esistenzialismo. I filosofi esistenzialisti, da S. Kierkegaard sino a M. Heidegger e K. Jaspers – ma anche un pensatore del tutto originale come A. Schopenhauer – rimproverano al razionalismo idealistico di aver risolto nell'ambito della pura speculazione filosofica quel groviglio di tensioni, sofferenze e contraddizioni che è invece proprio della concreta esperienza di vita di ciascun essere umano. Di qui una vigorosa riaffermazione delle ragioni del soggetto e una ricerca di significato per la condizione umana che approda a esiti diversi: da un lato, alla scelta religiosa di N. Berdjaev o di G. Marcel; dall'altro all'esistenzialismo laico e critico di J.-P. Sartre. La concezione di Sartre dell'uomo come “passione inutile” riflette l'essenza dell'incomunicabilità contemporanea: con l'altro il rapporto è impossibile, perché sotto la violenza dello sguardo l'altro appare al soggetto come sua negazione, limite della propria libertà, minaccia del proprio possesso. Ogni relazione con gli altri è, conseguentemente, conflitto e incomunicabilità, incapacità di attraversare il nulla che abita in entrambi e che si manifesta nelle incomprensioni, nelle reciproche negazioni e negli antagonismi. Pochi filoni del pensiero contemporaneo, come quello rivolto al tema dell'incomunicabilità, si sono intrecciati tanto strettamente, influenzandone profondamente la produzione artistica, con la sensibilità estetica e culturale di grandi personalità creative contemporanee. Basti ricordare le opere di F. Kafka, A. Camus, E. Ionesco. E non si dimentichi la straordinaria influenza che – sino alla fine degli anni Settanta del Novecento – la problematica dell'incomunicabilità ha esercitato sui maggiori talenti della cinematografia, da M. Antonioni a I. Bergman e, per alcuni aspetti, allo stesso L. Visconti.

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