insegnaménto

Indice

Lessico

sm. [sec. XIII; da insegnare].

1) L'attività dell'insegnare: insegnamento elementare, insegnamento universitario; la professione dell'insegnante: dedicarsi all'insegnamento; ciò che viene insegnato, la materia su cui verte ciò che si insegna: insegnamento della matematica; il metodo con cui si insegna la materia: insegnamento teorico, pratico. § Insegnamento religioso, nella tradizione cristiano-occidentale la prima elaborazione didattica di un programma religioso è fornita dal catecumenato e la prima scuola cristiana si ritrova nel monachesimo del sec. IV. Quasi esclusivo nel Medioevo, modificato per l'influenza dell'Umanesimo e del Rinascimento e disciplinato dalla Controriforma, l'insegnamento religioso divenne “materia di studio” dal sec. XIX per opera della scuola laica. Nell'ordinamento scolastico italiano l'insegnamento della religione ha avuto riconoscimento giuridico, in base alle norme del Concordato del 1929, fino alla firma del nuovo Concordato (1984), entrato in vigore il 3 giugno 1985, che stabilisce la possibilità da parte dell'allievo di avvalersi o meno dell'insegnamento della religione. § Idoneità all'insegnamento, titolo conseguito dai candidati a concorsi ordinari (per esami e per titoli) a cattedre nelle scuole medie o nelle elementari, i quali abbiano ottenuto almeno la votazione minima richiesta per i vincitori ma non abbiano conseguito nella graduatoria la posizione necessaria per ottenere una cattedra in rapporto al numero dei posti messi a concorso.

2) Precetto, consiglio: gli insegnamenti paterni; trarre insegnamento dall'esperienza.

Pedagogia

L'insegnamento è un'attività per la quale si traduce metodologicamente il programma scolastico al fine di realizzare, attraverso l'apprestamento di situazioni umane specifiche e materiali appropriati, l'apprendimento da parte dell'alunno. Esso costituisce l'oggetto della didattica che, centrata tradizionalmente sull'insegnante e su una sola delle sue funzioni (trasmissione verbale della cultura nella forma di lezione), dovrebbe lasciar posto a una nuova accentuazione dell'aspetto correlativo dell'apprendimento. La gradualità dell'insegnamento fu assunta inizialmente nella concezione educativa di Comenio, Locke e Rousseau e di vari altri autori, ma la teorizzazione più particolare è stata data da J. F. Herbart con la teoria dei gradi formali dell'apprendimento. § All'affermarsi, tra la fine del Settecento e i primi dell'Ottocento, della scuola statale, la Chiesa aveva reagito con la difesa del proprio monopolio educativo. In un secondo momento, invece, sotto la minaccia di un suo esautoramento, essa fece propria la teoria liberale della libertà di insegnamento, cioè del diritto per i privati e gli enti ecclesiastici di istituire scuole. Il contrasto tra Stato e Chiesa sulla libertà di insegnamento ebbe portata europea e fu terreno di aspre polemiche tra le forze progressiste e le forze conservatrici. L'espansione della scuola laica fu bloccata in Francia (legge Follaux, 1850), Austria, Prussia e Italia, dove lo scontro ebbe esito diverso solo in Piemonte. Al continuo regresso delle posizioni della Curia dalla legge Coppino (1877) in poi, fece seguito una ripresa, oggettivamente favorita dalla corrente idealistica, concretizzatasi con la riforma Gentile del 1923. Dopo la Liberazione il conflitto scolastico tra clericali e laici si presentò in forme relativamente nuove, soprattutto nel periodo della Costituente. La Costituzione, in un certo senso, compose i dissidi. L'art. 33 stabilisce che “l'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”. § Mutuo insegnamento, pratica didattica di utilizzare i migliori allievi per istruirne altri. Il metodo del mutuo insegnamento pare aver avuto applicazione fin dalle civiltà ebraica e greca. Tuttavia ebbe un'applicazione organizzata solo nell'Inghilterra in via di industrializzazione per opera di A. Bell (1753-1832) e di J. Lancaster. Le scuole di mutuo insegnamento si dissero anche “monitoriali” dal “monitore” che era l'allievo più bravo di ogni classe o di ogni frazione di classe.

Etologia

Si indica con questo termine il comportamento dei genitori, specialmente Mammiferi e Uccelli, che invitano i figli a effettuare determinate esperienze creando per essi situazioni appropriate. In particolare, quasi tutti i Carnivori predatori insegnano ai loro figli a catturare e a uccidere le prede, portando a essi prede ancora vive ma indebolite, e assistendoli durante i loro tentativi di cattura, per esempio bloccando la fuga alle prede o riportandole presso i giovani; gli uccelli da preda, quando i figli ormai li seguono in volo durante la caccia, fanno cadere le prede uccise o tramortite onde essi si esercitino a ghermirle. L'insegnamento prevede in genere la stimolazione dell'allievo a compiere esercizi di difficoltà crescente e adeguata alle sue attuali possibilità. Per esempio, i Felidi agitano spesso l'estremità della coda davanti ai loro piccoli, che tentano di afferrarla; in un periodo successivo, portano a essi prede appena uccise e ancora intere, poi prede tramortite che ancora si muovono e sono eventualmente capaci di tentare la fuga e intanto permettono ai figli di partecipare alla caccia, all'uccisione e allo smembramento delle prede più impegnative, sempre assistendoli nelle fasi più pericolose della caccia, sicché le loro esperienze hanno in genere risultati positivi.

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