intermèdio

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agg. e sm. [sec. XVII; dal latino intermedíus].

1) Agg., che si trova nel mezzo, che è posto tra due estremi; mediano: punto intermedio. In particolare, che serve di passaggio e di collegamento tra due cose, due idee, due fasi, ecc.: una soluzione intermedia, il grigio è un colore intermedio tra il bianco e il nero.

2) In chimica, composto chimico o radicale che rappresenta un termine di passaggio nella preparazione di uno o più prodotti: composto intermedio (o intermedio, sm.); in particolare, tale denominazione si usa nelle sintesi organiche di coloranti, farmaci, materie plastiche.

3) Sm., qualifica di un lavoratore dipendente che svolge mansioni specifiche che sono una via di mezzo tra quelle degli operai e quelle degli impiegati.

4) Spettacolo drammatico-musicale, diffuso nel Rinascimento e soprattutto in Italia, eseguito negli intervalli fra gli atti di una rappresentazione teatrale (commedia o tragedia) alla quale non era necessariamente collegato. Di genere fastoso e brillante, consisteva in una serie di scene di argomento mitologico, pastorale e buffo, con giochi, conviti, battaglie, balli, giostre, accompagnati da madrigali polifonici, sinfonie strumentali, arie solistiche. Scrissero intermedi A. Striggio, A. Gabrieli, J. Peri, E. deiCavalieri, ecc.

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