Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino interregnum]. Periodo intercorrente tra la morte di un re e l'avvento del successore, nel quale il potere è esercitato provvisoriamente da delegati. L'istituto dell'interregno è di origine romana; quando si aveva la vacanza del potere supremo, durante la monarchia la regia potestas era tenuta da un senatore a turno di cinque in cinque giorni; durante la Repubblica ancora un senatore esercitava il potere supremo in tutto il tempo necessario per l'elezione di nuovi consoli, in luogo di quelli defunti o per sostituire quelli assenti. Per estensione, il periodo in cui altri poteri o uffici si rendono vacanti.

Storia: il grande interregno

È noto come grande interregno il periodo che intercorre tra la morte del re dei Romani Corrado IV (1254) e l'elezione di Rodolfo I d'Asburgo (1273). Mentre in Italia la lotta per la conservazione delle posizioni degli Hohenstaufen continuò per qualche tempo, fino alla decapitazione di Corradino (1268), in Germania nel vuoto di potere determinatosi si affermarono subito come nuovi protagonisti numerosi piccoli Stati locali alla cui vitalità avevano già in precedenza contribuito la sempre difficile e precaria capacità di controllo dell'autorità centrale e la stessa politica “italiana” perseguita dagli Hohenstaufen. Gli sforzi della nobiltà, e dei principi in particolare, largamente privilegiati da Federico II, si erano concentrati più che mai per appropriarsi in maniera definitiva degli uffici e di possedimenti elargiti dal re, per assicurarsene di fatto l'ereditarietà. L'enorme rafforzamento del potere nobiliare, l'emergere di famiglie quali i Wittelsbach, l'affermarsi di nuovi principati si realizzarono attraverso lotte sanguinose. Contemporaneamente avevano fatto la loro comparsa le città, spesso confederate in leghe, per tutelare il loro sviluppo economico. Esse tuttavia raramente riuscirono a conquistare un peso politico tale da condizionare la gestione del potere e non assursero mai all'importanza delle città-Stato italiane: di fronte a una nobiltà tanto forte, non giunsero a estendere la propria autorità al di fuori delle proprie mura e quando la grande feudalità non tollerò oltre la loro crescita, scatenando contro esse un'offensiva aperta, soccombettero. Nel 1254 le città renane si associarono tra loro, con l'appoggio di Guglielmo d'Olanda, in una Lega che sembrava destinata a grandi sviluppi. Ma Guglielmo venne ucciso nel 1256 e la sua morte compromise gravemente l'evoluzione delle città a concorrenti del ceto feudale nel governo dello Stato. Nel 1257 i principi, uniti solo nello scongiurare l'elezione di un re forte che potesse ostacolarli nelle loro mire personali, elessero due re, di cui nessuno ottenne un definitivo riconoscimento e regnò effettivamente in Germania: Riccardo di Cornovaglia, fratello di Enrico III d'Inghilterra, e Alfonso X di Castiglia, nipote di Filippo di Svevia. Le città renane, che pure avevano giurato di non riconoscere se non un re eletto all'unanimità, si divisero a loro volta sulla base degli interessi particolari. Divisa all'interno, la Germania si trovò a fronteggiare all'esterno due grandi potenze: Francia e Papato. La Francia cominciò un'opera di pressione sulle frontiere occidentali. Il papa Gregorio X capì che, per ristabilire l'autorità della Chiesa in Germania, doveva poter contare su un potere centrale e che quindi si doveva porre termine all'anarchia dell'interregnum. Sotto la spinta di Gregorio X i principi elettori designarono il 1º ottobre 1273 Rodolfo I d'Asburgo, il quale cercò e in parte riuscì a risanare i guasti dell'epoca dell'interregno, ma non riuscì tuttavia a far accettare ai principi l'ereditarietà della sua carica per i propri discendenti.

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