j
IndiceLessico
sm. o f. Lettera che nell'alfabeto italiano odierno equivale alla i, cui convenzionalmente viene fatta seguire negli elenchi alfabetici. In molti alfabeti stranieri assume invece valore fonetico specifico.
Fonetica
La lettera j nelle parole italiane era una volta usata per indicare la semivocale palatale in posizione iniziale antevocalica (jattanza) e in posizione intervocalica (notajo). Fu anche usata come semplice variante grafica della vocale i nel plurale dei nomi uscenti in -io (studij o anche studj). La lingua moderna ha però abbandonato quest'uso grafico e si serve normalmente della lettera i (iattanza, notaio, studi). Alcuni continuano a usare il segno j soprattutto in alcuni nomi di persona e di luogo (Jacopo, Jesolo) che nella presente opera sono stati però uniformati con la grafia i (Iacopo, Iesolo) non essendo in italiano i e j due fonemi distinti, ma semplici varianti o allofoni di un medesimo fonema. Naturalmente nella trascrizione di parole straniere il segno j mantiene la pronuncia che ha nella lingua da cui la parola deriva, cioè la pronuncia di una ǧ nelle parole di origine inglese (jeep, jazz, jockey), di una ž in quelle di origine francese (abat-jour, bijou) e portoghese (Rio de Janeiro), di una χ in quelle di origine spagnola (Jerez), di una j semivocalica in quelle di origine tedesca (Jungfrau) e slava (Jalta). Nelle parole straniere più o meno assimilate si sono avuti anche adattamenti grafici come in gippone (accrescitivo di jeep), giurì (dall'inglese jury).
Linguistica
I copisti medievali per evitare possibili errori di lettura della lettera i, che essendo scritta senza il puntino si prestava a false letture in vicinanza di altre lettere scritte con aste verticali (i, m, n, u), escogitarono l'espediente di renderla più facilmente riconoscibile allungandone l'asta al di sotto della riga di scrittura. Si formò così il segno j che effettivamente giovava alla lettura in casi in cui la grafia di una parola poteva risultare piuttosto equivoca (scrivendo junctum si evitava che iunctum, congiunto, potesse essere letto uinctum = vinctum, vinto; e così la grafia jnultus impediva che inultus, invendicato, potesse essere letto multus, molto). Gian G. Trissino nel Cinquecento fu il primo in Italia a utilizzare il segno j per indicare il suono semivocale.