Lessico

sm. [sec. XIII; latino linum].

1) Nome comune della pianta erbacea annua Linum usitatissimum della famiglia Linacee.

2) La fibra che si ricava dalla pianta del lino, filata e tessuta: tela di lino; indossare un'elegante camicia di lino.

3) Al pl., ant., biancheria.

Botanica: generalità

Alto circa 1 m, con radice fittonante, fusto glabro, sottile, ramificato solamente all'estremità e con corteccia fibrosa, il lino, originario forse dell'Asia centrosettentrionale, ha foglie lanceolate, lisce, color verde scuro e fiori raccolti in racemi terminali, per lo più azzurri o blu intenso; il frutto è una capsula formata da 5 o 10 logge contenenti numerosi semi di forma ovale compressa, lisci e oleosi. Se ne coltivano più varietà sia da fibra sia da seme: nell'Eurasia centrosettentrionale è coltivato prevalentemente per la fibra, nell'America Meridionale e in India per il seme. La varietà da fibra infatti richiede clima temperato umido e terreno alluvionale profondo e ben lavorato; la semina deve essere molto fitta affinché le piantine si sviluppino, per quanto possibile, in altezza, in modo da produrre un “tiglio” lungo e flessibile. Il lino da seme invece predilige i climi caldi e asciutti e ha minori esigenze pedologiche e colturali. Il raccolto del lino da semi avviene a completa maturazione dei semi, dai quali, per pressione o estrazione con solventi, si ricava un olio essiccante; sempre con i semi, nella farmacologia popolare, si preparano decotti usati quali emollienti e antiflogistici, e cataplasmirisolventi e revulsivi per raccolte purulente e catarrali.

Botanica: la fibra

Il raccolto del lino da fibra viene effettuato a fusto verde, quando si vuole ottenere il “lino azzurro”, pregiato per la morbidezza e la finezza ma con poca resistenza, oppure quasi a maturazione per ricavare una fibra più ruvida e lignificata. Raccolto a mazzi, è lasciato a macerare in acqua stagnante dove la corteccia si separa dai fasci fibrosi ottenendo così il “tiglio”. Con operazioni meccaniche (stigliatura, scotolatura) si separa la parte legnosa da quella fibrosa, la “filaccia” o “lino greggio”, costituita da fibre lunghe da 30 a 150 cm. Le fibre hanno un colore che va dal giallo paglierino al grigio argento e una lucentezza sericea che è una delle caratteristiche più importanti del lino. Per ottenere filati di alta finezza viene effettuata la filatura a umido, durante la quale il connettivo interfibrillare viene ammorbidito; si permette così, senza separarle, lo scorrimento delle fibrille di ciascuna fibra e la loro disposizione su di una maggiore lunghezza. Il lino ha un tatto piuttosto rigido anche se i tessuti possono essere ammorbiditi con una speciale calandratura. Il lino è tra le fibre più resistenti all'uso e ha un'alta conduttività termica; ha un'igroscopicità più alta del cotone con una ripresa di umidità del 12%; resiste bene al calore e può essere stirato a una temperatura di 230 ºC. Le migliori qualità di lino sono quelle delle Fiandre.

Cenni storici

Fin dall'età preistorica si intuì la possibilità di ricavare filati dal Linum usitatissimum. All'inizio si ottenne un filato grossolano che fu usato per funi e reti; ma si arrivò presto alla preparazione di tessuti, i primi provenienti da una fibra vegetale. Il lino, che fu largamente usato da tutti i popoli antichi e specialmente da Egiziani e Greci, ha mantenuto inalterata nei secoli la sua fama di fibra delicata, leggera, finissima e fresca, particolarmente adatta per l'abbigliamento estivo e per la confezione di biancheria personale, da tavola e da letto.

La produzione

A causa delle sempre più aggressiva concorrenza delle fibre artificiali e sintetiche, la produzione mondiale della fibra di lino ha subito decrementi nella prima metà degli anni Novanta. Nel 1999 si è attestata intorno ai 6.260.000 q. La Cina è il principale Paese produttore, seguito da Francia, Bielorussia, Gran Bretagna e Russia. La richiesta sui mercati internazionali proviene in massima parte da Paesi che lavorano la fibra grezza e le stoffe di lino e che quindi compaiono tra gli esportatori e gli importatori (Belgio, Lussemburgo, Francia); tra i Paesi solo importatori si annoverano, ai primi posti, Giappone e Italia. Anche la produzione di semi di lino ha subito una diminuzione e la principale causa è sempre la concorrenza di prodotti sintetici alternativi. I maggiori produttori di semi di lino sono il Canada, seguito con notevole distacco dalla Cina e dall'India.

Industria chimica: olio di lino

Costituito da trigliceridi dell'acido linoleico e dell'acido linolenico oltre a quantità in genere minori di trigliceridi dell'acido oleico e di acidi grassi saturi quali il palmitico e lo stearico, viene usato soprattutto quale costituente di base della maggior parte delle vernici cosiddette all'olio, grazie alle proprietà siccative conferitegli dall'elevato contenuto in trigliceridi dell'acido linoleico e dell'acido linolenico, i quali, per prolungato contatto con l'ossigeno atmosferico, subiscono complessi processi di ossidazione e polimerizzazione trasformandosi in una massa solida e compatta. Questi processi si verificano più facilmente nel cosiddetto olio di lino cotto, che si ottiene riscaldando l'olio per qualche tempo oltre i 100 ºC a contatto con l'aria.

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