maestà

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sf. [sec. XIV; dal latino maiestas -ātis].

1) Aspetto di grandiosità non clamorosa, ma che piuttosto incute riverenza e soggezione; grave solennità: la maestà di uno spettacolo della natura; maestà di portamento; quel giudice sembra impersonare la maestà della legge.

2) Titolo attribuito a re e imperatori: Sua Maestà il re d'Inghilterra; frequente nelle allocuzioni: Vostra Maestà, Sua Maestà. Ignoto nel Medioevo, si usò a cominciare dal sec. XIV, riservandolo esclusivamente all'imperatore; la sua attribuzione anche ai re si diffuse nel corso del Cinquecento muovendo dalla Spagna all'epoca di Carlo V, che fu a un tempo re e imperatore. Per estensione, la persona stessa del sovrano e la sua autorità.

3) Nel diritto romano, l'autorità dello Stato: delitto di lesa maestà, vedi leso.

4) Nell'iconografia cristiana, immagine, rappresentata frontalmente, di Cristo in trono, benedicente e recante gli attributi della sua potenza, per lo più circondato da angeli, dagli Evangelisti o dai loro simboli, dai 24 vegliardi dell'Apocalisse. Il motivo iconografico del Cristo in maestà o in gloria (Maiestas Domini) risale al sec. IV ed ebbe grande diffusione nel periodo carolingio (miniature e mosaici) e in quello romanico (miniature, affreschi, rilievi su timpani di cattedrali, ecc.). Per analogia è detta Maestà anche la rappresentazione della Madonna col Bambino in trono, adorata da angeli e santi, tema particolarmente frequente nella pittura medievale. Esempi famosi ne sono la Maestà di Duccio di Buoninsegna (1311; Siena, Museo dell'Opera del Duomo) e quella affrescata da Simone Martini nel Palazzo Pubblico di Siena.

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