mangròvia

sf. [sec. XIX; dall'inglese mangrove]. Biocenosi arborea tropicale, tipica dei litorali marini interessati dai movimenti delle maree o delle zone paludose. È caratterizzata da piante legnose (paletuvieri) dotate di appropriati adattamenti ambientali, come radici aeree che spuntano dal fusto e dai rami allungandosi fino a penetrare profondamente nel terreno, o particolari radici (pneumatofori) che fuoriescono verticalmente dal fango, assicurando alla pianta il fabbisogno di ossigeno. Molte specie sono vivipare, ossia con semi che germinano nel frutto quando questo si trova ancora attaccato alla pianta madre. La plantula cade dall'albero in acqua quando ha completato lo sviluppo, riesce a sopravvivere nell'acqua marina galleggiando e infine sviluppa radici avventizie che la fissano al substrato. Le condizioni di vita necessarie per i popolamenti di mangrovie sono la temperatura non inferiore ai 20 ºC e la salinità dell'acqua che deve essere piuttosto bassa, solitamente un terzo o la metà della salinità marina. Essenziale è la ricchezza in materie organiche del sedimento, continuamente arricchito, assimilato e rielaborato da una importante catena trofica di organismi produttori e consumatori. Le radici e il tronco della vegetazione di mangrovie offrono un validissimo sostegno a numerosi organismi acquatici (ostriche, vari animali sessili incrostanti, ecc.) e, contemporaneamente, trattengono notevoli quantità di limo organico, habitat di una ricchissima flora e fauna detritivora. Il fogliame, costantemente emerso, offre ricetto a una tipica flora epifita ed è pure la “piattaforma” su cui nidifica la maggior parte degli uccelli acquatici.

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