mobilità

Indice

Lessico

sf. [sec. XIV; dal latino mobilítas-ātis]. L'essere mobile, condizione di ciò che è mobile. In particolare, di articolazione, capacità di compiere movimenti: mobilità ridotta per una grave lesione. Fig., facilità a mutare espressione: mobilità della fisionomia; vivacità: mobilità d'ingegno; mutevolezza, incostanza: mobilità di carattere. Con accezioni specifiche: A) in chimica, mobilità ionica, velocità espressa da uno ione immerso in un campo elettrico unitario e regolata dalla massa e dalla carica dello ione stesso. B) Nella produzione industriale, l'attitudine dei fattori produttivi a essere trasferiti da un tipo di produzione a un altro (mobilità occupazionale), da un luogo a un altro (mobilità spaziale o territoriale) al fine di ottenere la migliore allocazione risorse.

Sindacalismo

Mobilità del lavoratore: nel sistema delle più recenti relazioni industriali, dopo esser stata a lungo legata alla questione della libera circolazione della manodopera, tale espressione viene riferita al movimento del personale occupato, generalmente connesso al continuo modificarsi dell'impresa per aderire alle nuove e continue domande del mercato (mobilità interna o professionale) e alle sollecitazioni che lo stesso mercato impone all'impresa in una dimensione extraziendale (mobilità esterna o territoriale), a causa di processi di innovazione tecnologica dell'impresa, di ristrutturazione e riconversione della stessa, di disponibilità di nuovi posti di lavoro in altre sedi. Tali movimenti all'interno del sistema economico possono essere governati, in vista della loro migliore utilizzazione per lo sviluppo dell'impresa e della salvaguardia del posto di lavoro e del lavoratore, dagli stessi managerspubblici e privati e dai dirigenti sindacali all'interno dell'azienda, oppure, più in generale, dalle parti sociali e dai poteri pubblici attraverso strumenti contrattuali e istituti quali la formazione professionale o il collocamento. Vedi anchelavoro.

Sociologia

La nozione di mobilità assume aspetti differenti nelle scienze sociali. Per i demografi e gli studiosi delle popolazioni umane, il concetto di mobilità si collega al fenomeno delle migrazioni di gruppi e collettività. Fenomeno che si caratterizza in forme diverse nelle varie epoche storiche (per esempio, in passato, da aree demograficamente sovrappopolate a zone più favorevoli per condizioni ambientali a insediamenti stabili; ma anche, in epoche più recenti, come trasferimento da aree geografiche meno sviluppate ad altre più ricche di risorse, e spesso più popolose, come nei contesti urbani e metropolitani). L'esistenza di differenti livelli di sviluppo tecnologico fra comunità territorialmente contigue o comunque vicine è considerata dagli studiosi una delle condizioni fondamentali della mobilità, che in età moderna estende enormemente il proprio raggio di azione sociale (sino alla mobilità intercontinentale). In sociologia, però, la mobilità indica il movimento che consente il passaggio da uno status sociale all'altro. Attraverso processi di mobilità è cioè possibile il mutamento della condizione sociale di un individuo e le società dinamiche – come quelle industriali e postindustriali – sono caratterizzate proprio dall'intensità e dalla relativa facilità della mobilità individuale di tipo verticale (passaggio da una posizione sociale a un'altra scalando o discendendo i gradini dell'immaginaria piramide sociale). Ma più intensa è anche, nelle società industriali, la mobilità orizzontale, intesa come opportunità di mutamento di mansioni e ruoli in campo lavorativo (contro la trasmissione ereditaria delle professioni e delle competenze propria delle società tradizionali). Così come assai accelerata si presenta – rispetto ai sistemi parentali delle comunità meno tecnicamente progredite – la mobilità intergenerazionale (cambiamenti che si verificano fra una generazione e l'altra) e infragenerazionale (mobilità che interessa il ciclo di vita di un singolo individuo o gruppo). Nelle società a più elevato sviluppo scientifico e tecnologico – in coerenza con la valorizzazione delle conoscenze come risorsa strategica – sono la scuola e la formazione professionale a costituire di norma il principale veicolo di mobilità individuale, anche se istituti tradizionali, come quello del matrimonio fra partners di differente estrazione sociale, rimangono canali importanti di mobilità ascensionale. In generale, bisogna però ricordare come quello della mobilità, intesa come caratteristica fondamentale e qualificante delle società aperte, abbia costituito in parte anche un argomento ideologico, di esaltazione – qualche volta acritica – della modernità contro tutte le forme di organizzazione sociale tradizionale. In realtà, ricerche recenti sulla mobilità sociale – condotte per esempio, da J. H. Goldthorpe sulla classe operaia in Gran Bretagna, ma anche elaborate in contesti come quello francese e italiano (M. Barbagli e altri) – ridimensionano considerevolmente l'enfasi posta da molti sociologi, soprattutto nordamericani, sulla elevata e crescente mobilità di ceto e di status nelle società industriali avanzate.

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