neerlandése

agg. e sm. [da Néerland, forma francese di Nederland, propr. paese basso, nome olandese dei Paesi Bassi]. Lingua appartenente all'area basso-tedesca del gruppo germanico occidentale. Vi si possono distinguere tre fasi cronologiche: quella antica giunge fino al sec. XII ed è scarsamente documentata; quella media va dal sec. XIII al XVI ed è ampiamente documentata; quella moderna a partire dalla fine del sec. XVI. Già nel medio-neerlandese si possono scorgere quattro varietà dialettali principali: fiamminga, brabantina, limburghese, olandese. Nel corso della sua evoluzione storica il neerlandese ha subito influssi da parte di altre tradizioni linguistiche, e in particolare dal francese, dal tedesco e dall'inglese; i traffici, i commerci e l'espansione coloniale vi hanno poi introdotto numerose parole esotiche da lingue dell'Oriente e in partic. della Malesia. Dal neerlandese si sono sviluppati l'afrikaans, parlato nell'Africa meridionale, e la varietà nero-olandese parlata nel Suriname. Alcune interessanti particolarità grafiche neerlandesi sono: le vocali lunghe indicate con la ripetizione del segno vocalico (daad, azione); u che si pronuncia come il tedesco ü (put, pozzo); oe che si pronuncia come u (boek, libro); eu come il tedesco ö (deur, porta); ui come öü (huis, casa); s sonora è scritta z (zee, mare).

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