neoscolàstica

sf. [sec. XIX; neo-+scolastica]. Movimento filosofico che tenta un ritorno critico alla scolastica medievale. Questo tentativo è già presente nella cosiddetta “seconda scolastica” (sec. XVI-XIX), che informò lo spirito della Controriforma, diventandone la filosofia ufficiale. Suoi principali rappresentanti furono T. De Vio, Silvestro da Mariana, L. de Molina, il gesuita F. Suarez e il cardinale R. Bellarmino. Verso la fine del sec. XIX, la neoscolastica ricevette nuovo impulso dal solenne riconoscimento attestatole dall'enciclica Aeterni Patris (1879) di papa Leone XIII. La base di pensiero della neoscolastica fu eminentemente spiritualistica e si contrappose all'illuminismo, al materialismo e al sensismo, impegnandosi in una lotta né facile né breve. Iniziatore del movimento fu il canonico V. Buzzetti e suo centro principale la rivista Civiltà Cattolicafondata a Napoli dai gesuiti nel 1850 e illustrata dai nomi di S. Sordi, L. Taparelli d'Azeglio e M. Liberatore. Importante anche il contributo dato da Pelster, Grabmann, Boemunker, Geyer, Ehrle, Balic, Maudonnet, Garrigou-Lagrange, De Wulf, ecc. La loro attività filosofica si svolse su tre direttrici: ripresentazione in chiave storico-filologica del pensiero medievale rimasto sconosciuto; difesa del pensiero medievale e negazione di quello moderno; affermazione della perennità della verità e sua apertura problematica verso tutte le forme storiche del pensiero.

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