pòlipo

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino pol, dal greco polýpóus, da polýs, molto+póus podós, piede].

1) Una delle due forme di organizzazione dei Celenterati; l'altra è la medusa.

2) Altro nome dei Molluschi Cefalopodi più propr. detti polpi.

3) Proliferazione circoscritta delle mucose che si sviluppa più di frequente sulle mucose nasale, uterina e intestinale per azione di cause irritanti lievi e di lunga durata.

Zoologia

Il polipo coloniale o solitario, per lo più fisso al substrato ma talvolta capace di piccoli spostamenti (alcune attinie) o anche più marcati (idra). Tipicamente ha la forma di un cilindro cavo, talvolta internamente settato, comunicante con l'esterno per mezzo di un'unica apertura, la bocca; attraverso questa l'acqua circola nella cavità interna (celenteron) e vengono ingeriti gli alimenti. La bocca è in genere portata su un rilievo conico circondato da tentacoli ricchi di cellule urticanti. L'estremità aborale aderisce al substrato o, nelle specie coloniali, è in continuità con il cenosarco. Grazie alla presenza di elementi muscolari nella parete del corpo e nei tentacoli il polipo può contrarsi fino a dimensioni minime; se tuttavia la muscolatura è rilassata può, introducendo acqua nella cavità del corpo, allungarsi considerevolmente e usare la colonna d'acqua interna come elemento scheletrico sul quale applicare forze muscolari per accorciarsi e dilatarsi o assottigliarsi e allungarsi, flettersi, ecc. I polipi di molte specie, sia solitarie sia coloniali, secernono scheletri di sostegno interni o esterni di varia natura ma dei quali il carbonato di calcio è generalmente il costituente principale. Nelle colonie polimorfe (Idrozoi) i polipi assumono forme e funzioni diverse e sono indicati con nomi particolari; l'antocodio è il polipo tipico, che corrisponde alla descrizione precedente; il gastrozoide, simile al precedente, è il polipo addetto all'alimentazione; il dattilozoide, allungato, mobile e ricco di cellule urticanti, è quello adibito alla difesa; il gonozoide, ridotto a un sottile asse, è quello da cui gemmano le meduse; il sifonozoide (Pennatulacei), pure semplificato, è addetto alla circolazione dell'acqua nel celenteron comune.

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