pòrtico

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Lessico

sm. (pl. -ci) [sec. XIV; latino portícus-us, collegato con porta, porta, e portus, porto].

1) Edificio, o parte di esso, di cui almeno un lato, delimitato da una serie di colonne o pilastri, si apre verso uno spazio aperto e la cui copertura può essere piana, a volte, a botte. Per estensione, nelle aziende agricole, fabbricato separato o annesso alla casa colonica, costituito da una tettoia poggiante su pilastri sotto la quale si ricoverano animali, attrezzi, veicoli, legna, fieno o altro.

2) Non comune, nome col quale si indica talvolta la scuola filosofica stoica fondata da Zenone di Cizio più spesso indicata col nome greco di Stoá.

Cenni storici

Il portico, che ha funzione decorativa e di riparo, compare presso quasi tutte le civiltà: dalla soluzione trilitica tipica dell'Estremo Oriente antico, dell'Egitto faraonico e della Grecia arcaica e classica, si giunge a quella arcuata diffusa dall'epoca romana in poi. Già in Grecia i portici delle piazze (stoá) erano adibiti a diversi usi (passeggio, amministrazione della giustizia, conversazione di filosofi), mentre quelli dei santuari costituivano un luogo di sosta e di ritrovo per i pellegrini. Ma soprattutto nell'architettura romana il portico conobbe una grande varietà di applicazioni e soluzioni. I portici circondavano fori, templi, teatri, come a Roma i portici dei fori imperiali, quelli del tempio di Venere, il portico di Ottavia, ecc. Grandiose vie fiancheggiate da portici sorsero in età imperiale a Leptis Magna, Antiochia, Palmira, ecc. I portici avevano spesso funzione pratica, come magazzini e sedi di uffici commerciali. Così a Roma (porticus Aemilia) e a Ostia i portici delle corporazioni commerciali, nella piazza del teatro, o i portici-magazzini del porto di Traiano. Nelle basiliche cristiane il portico perdette la sua autonomia confondendosi col nartece o contraendosi nel protiro, mentre in età gotica esso venne largamente impiegato negli edifici civili, acquistando talora denominazioni e caratteristiche speciali come nel caso delle logge. Nel Rinascimento il portico conobbe nuovamente un grande sviluppo per opera dei maggiori architetti (da Brunelleschi a Bramante, da Vignola a Palladio) che si ispirarono, come pure gli architetti del Sei-Settecento, a modelli romani, ponendo talora al di sopra del portico uno o più piani a loggiati, con soluzioni di grande leggerezza. Nell'architettura moderna le nuove tecniche e l'uso di materiali più resistenti hanno permesso audaci soluzioni strutturali (caratteristici i portici a pilotis di Le Corbusier).

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