persecuzióne

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Lessico

sf. [sec. XIV; latino tardo persecutíonis, da persĕqui, incalzare, perseguire]. Il perseguitare, l'insieme delle azioni di forza rivolte a stroncare un movimento religioso o politico, una minoranza etnica e simili: persecuzione contro i primi cristiani; la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti. Anche riferito a un gruppo limitato o a un singolo: è fatto oggetto di un'odiosa persecuzione. Fig. scherzoso, persona o cosa di esasperante molestia: dovrai affrontare la persecuzione delle sue ciarle.§ In psicopatologia, delirio di persecuzione, forma di delirio abbastanza frequente, particolarmente nella paranoia, caratterizzato dal fatto che il paziente crede di essere perseguitato da altre persone, a cui attribuisce la responsabilità di tutto ciò che può accadergli di negativo.

Religione

La questione di fondo che oppose l'Impero romano al cristianesimo sorse dal fatto che la nuova religione implicava la rottura dello stretto legame tra ortodossia religiosa e lealismo politico, che doveva caratterizzare il rapporto dei sudditi con l'autorità imperiale. Il rifiuto del conformismo religioso da parte dei cristiani significava al tempo stesso, entro questa logica, rifiutare l'istituzione politica (come era direttamente evidente a proposito del culto dell'imperatore). L'atteggiamento dell'autorità romana nei confronti dei cristiani non fu peraltro sempre coerente neppure sino a Costantino: in un primo tempo, non vi fu, per esempio, una precisa identificazione dei cristiani rispetto ai giudei, né un modo di procedere sistematico contro i cristiani. Per ca. un secolo a partire da Traiano, i procedimenti anticristiani si uniformarono sostanzialmente alle indicazioni di un famoso rescritto dell'imperatore a Plinio il Giovane, proconsole in Bitinia (112): vi si stabiliva che i cristiani dovessero venir puniti a meno che non apostatassero, ma anche che non si dovesse ricercarli d'ufficio o sulla base di delazioni anonime. Durante la prima metà del sec. III vi fu piuttosto un tentativo d'integrare anche i cristiani nel sistema religioso sincretistico sostenuto dall'ambiente imperiale (tranne l'episodio sporadico della persecuzione di Massimino Trace). La prima persecuzione diretta e organizzata in modo sistematico dall'autorità centrale risale al 250, sotto l'imperatore Decio (proseguita dopo breve tempo da Valeriano), allorché il cristianesimo non costituiva ormai più una semplice proposta religiosa, ma una presenza reale a livello politico e a livello economico, attraverso la sua consolidata organizzazione. Questa presenza e questa potenza, accresciute in un quarantennio di pace dopo la revoca degli editti di Valeriano da parte di Gallieno (260), furono infine l'oggetto dell'ultima grande persecuzione di Diocleziano (303).

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