polimetilmetacrilato

sm. [poli-+metil-+metacrilato]. Sostanza termoplastica ottenuta per polimerizzazione di metacrilato di metile. Il monomero polimerizza abbastanza facilmente anche a temperatura e condizioni ordinarie, ma industrialmente la reazione è controllata con iniziatori di catena, tipo perossidi, in assenza completa di ossigeno. I gas svolti, in particolare nella polimerizzazione in massa, sono sottratti dal sistema perché il prodotto sia esente da bolle di gas dato il suo impiego come sostitutivo del vetro. Il polimetilmetacrilato presenta un coefficiente di trasmissione della luce del 92%, superiore a quello di qualsiasi altra materia plastica, indice di rifrazione 1,49, densità 1,18, carico di rottura di ca. 600 kg/cm², assorbimento d'acqua dello 0,3%; inoltre le resistenze alla flessione, all'urto, alla compressione sono poco influenzate dalla temperatura nell'intervallo -60 ºC +80 ºC. Presenta una buona resistenza chimica a oli, alcoli, acidi e alcali diluiti, ottima resistenza alla temperatura e stabilità alla luce. Dopo la polimerizzazione in massa in autoclave si ottiene per colata in uno stampo un semilavorato che poi è perfezionato tagliandolo o segandolo con utensili tradizionali. In molte applicazioni però si preferisce ricorrere alla polimerizzazione direttamente nello stampo usando come mezzo da polimerizzare uno sciroppo formato da polimetilmetacrilato parzialmente polimerizzato o da una soluzione del polimero nel monomero. In particolare, per la formatura di lastre di diverso spessore, si ricorre a uno stampo formato da due lastre di vetro distanziate da un mezzo elastico, per esempio un tubo che realizza la tenuta ai bordi; all'interno è colato lo sciroppo e quindi il tutto è scaldato in stufa, praticamente a pressione atmosferica. Finita la polimerizzazione, dopo raffreddamento, vengono tolte le lastre di vetro e la lastra di polimetilmetacrilato, a facce perfettamente parallele, è sottoposta a una ricottura controllata per detensionare il manufatto. Per la formatura di tubi o tondi pieni si ricorre identicamente a stampi cilindrici, rotanti nel primo caso, statici nel secondo. Per particolari applicazioni, dove si richieda una durezza superficiale maggiore, si ricorre alla copolimerizzazione con anidride metacrilica che rende la struttura polimerica del manufatto parzialmente reticolata. Lo stiro a caldo pluridirezionale di lastre di polimetilmetacrilato, fino al 100-150% di allungamento, trasforma il prodotto da amorfo a cristallino, con il risultato di maggior rigidezza e resistenza.

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