pregiudìzio

Indice

Lessico

sm. [sec. XIV; dal latino praeiudicíum, propr. giudizio anticipato].

1) Il pregiudicare: giudizio dato in anticipo.

2) Opinione concepita senza approfondire la conoscenza di qualche cosa o senza rivedere criticamente quanto trasmesso dalla tradizione o affermato da altri e pertanto inesatto o falso, preconcetto: avere pregiudizi razziali; anche credenza superstiziosa: pregiudizio molto diffuso nel popolo.

3) Lesione degli interessi di qualcuno, specialmente nel linguaggio giuridico: senza pregiudizio di terzi. Per estensione, danno: recare pregiudizio alla salute.

Sociologia

In campo sociologico, l'espressione pregiudizio è solitamente associata all'analisi delle relazioni etniche e denota un atteggiamento di antipatia – sino all'ostilità aggressiva – nei confronti di un gruppo umano caratterizzato sotto il profilo razziale, linguistico o religioso. Il pregiudizio, che è stato oggetto di studi importanti in campo psicologico-sociale, va però concettualmente distinto dalla discriminazione. Quest'ultima si rappresenta come l'esito di processi sociali – affidati ai comportamenti quotidiani o addirittura alle norme giuridiche – che mirano a negare o limitare concretamente le rivendicazioni d'identità e di rappresentatività istituzionale del gruppo umano oggetto del pregiudizio. I pregiudizi, insomma, attengono alla sfera delle opinioni e degli atteggiamenti, mentre la discriminazione costituisce un processo effettivo di esclusione di gruppi o individui da opportunità riconosciute ad altri. Frequente è il caso della discriminazione patita nei luoghi di lavoro da gruppi particolari (come i nomadi o alcune comunità di immigrati), sui quali pesa un pregiudizio fondato nella maggior parte dei casi sul “sentito dire”, anziché su esperienze dirette. È infatti provato come il gruppo che nutre opinioni preconcette tenderà a rifiutare la stessa possibilità di ascolto al gruppo oggetto del pregiudizio. Il pregiudizio è infatti relativamente stabile e persistente, e stenta a deperire anche in presenza di informazioni che lo contraddicono. Un suo tratto distintivo è il ricorso al pensiero stereotipico, che irrigidisce in una rappresentazione convenzionale l'immagine dell'altro (percepito come diverso). Questa rappresentazione può essere sostanzialmente innocua se si limita a veicolare luoghi comuni diffusi fra comunità affini (la rumorosità degli Italiani, la scarsa fantasia degli Svizzeri, la prosopopea dei Francesi, ecc.). L'ostilità si produce in forma acuta – sino al disprezzo e al pregiudizio attivo – quando gli stereotipi sono alimentati da ansie e paure cui tendono ad associarsi in maniera ricorrente. In questi casi – esemplare la sindrome di allarme sociale che interessa anche gruppi non etnici, dai tossicodipendenti agli ex detenuti o (per altri aspetti) agli omosessuali – il pregiudizio produce quasi sempre discriminazione. È peraltro possibile che la discriminazione non discenda direttamente da un pregiudizio, ma sia l'effetto di un'opinione diffusa che condiziona i comportamenti personali.

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