quindecènviri

(anche quindecèmviri), sm. pl. [sec. XIX; dal latino quindecimvíri, da quindĕcim, quindici, e vir, uomo]. I 15 membri del collegio sacerdotale romano, il cui compito era di consultare, in occasione di crisi, una raccolta oracolare denominata libri Sibyllini e di desumere da essa i “riti da farsi” (sacra faciunda) per il superamento della crisi. Questa veniva di solito obiettivata in prodigi, cioè in segni che avrebbero manifestato la rottura dell'“alleanza con gli dei” (la pax deorum), e i riti indicati dai quindecenviri dovevano “espiare” i prodigi e ristabilire la pax deorum. L'azione dei quindecenviri, di tipo divinatorio, completava l'azione di un altro collegio divinatorio, quello degli auguri, addetti a cercare i “segni” degli dei per interpretarli come assenso o dissenso a iniziative umane, mentre i quindecenviri cercavano iniziative umane (riti) per ottemperare alla volontà divina manifestatasi con segni prodigiosi. Questo collegio di consultori dei libri Sybillini era antichissimo. Nella sua prima forma era composto di due membri (duumviri); dal 367 a. C. i membri divennero 10 (decemviri) e finalmente 15, a partire da Silla.

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