rivoluzione dei gelsomini

Termine con cui la stampa occidentale ha indicato la rivoluzione scoppiata in Tunisia nel dicembre 2010. Simbolicamente la rivolta ebbe inizio con il gesto clamoroso del giovane venditore ambulante Mohamed Bouazizi, che si diede fuoco nella cittadina di Sidi Boudid per protesta contro le continue vessazioni della polizia. Questo episodio ha dato inizio a numerose manifestazioni di piazza contro il regime di Ben Ali, al potere dal 1987, che chiedevano la democratizzazione del sistema politico denunciando allo stesso tempo lo stato di crisi dell’economia tunisina. Il regime, non più in grado di far fronte alle proteste, crollava rapidamente e Ben Ali nel gennaio 2011 era costretto a lasciare il Paese rifugiandosi in Arabia Saudita dopo il rifiuto di accoglierlo da parte di Francia, Malta e Italia. Nei giorni successivi le milizie presidenziali attuavano una violenta rappresaglia nel tentativo di preparare il ritorno di Ben Ali. Tuttavia la presa di posizione della diplomazia USA contro questa ipotesi e il passaggio dalla parte dei manifestanti dell’esercito tunisino che si faceva garante dell’ordine pubblico hanno impedito il rientro del dittatore. Venne in seguito varato un governo di unità nazionale guidato da Mohamed Gannouchi. Il giovanissimo blogger Slim Amamou, uno dei volti della protesta, fu nominato sottosegretario alla gioventù e allo sport. Le proteste tuttavia non cessarono perché molti consideravano Gannouchi compromesso con il regime di Ben Ali. Per questo motivo Gannouchi nel febbraio 2011 annunciava le sue dimissioni e veniva sostituito da Beji Caid Essebsi. Nel successivo ottobre 2011 si tennero le elezioni per l’Assemblea costituente, nelle quali si affermarono i partiti che si erano opposti al regime di Ben Ali. In seguito l’Assemblea elesse presidente della Repubblica Moncef Marzouki, già oppositore di Ben Ali, che nominò Primo ministro Hamadi Jebali. La rivoluzione dei gelsomini, oltre ad aver favorito il processo di democratizzazione della Tunisia, può essere definita epocale, per i radicali mutamenti che ha comportato negli assetti geopolitici nordafricani fungendo da modello per tutte le primavere arabe che hanno infiammato il Medio Oriente negli anni seguenti con esiti non sempre positivi.

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