séga

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sf. [sec. XIV; da segare].

1) Attrezzo manuale costituito da una lama rettilinea dentata montata su un'impugnatura usata per tagliare legno o metalli. Anche seghetto e segatrice; in particolare, in agricoltura, lo stesso che barra falciante. La loc. a sega indica profilo dentato, seghettato o rapido andamento alterno.§ La sega è un attrezzo assai antico e numerosi sono i tipi ancor oggi in uso per la lavorazione del legno; molti di questi hanno nomi particolari come le varie seghe a mano, così dette perché l'impugnatura è posta a un estremo della lama che può assumere forme diverse: trapezoidale (saracco), triangolare molto sottile (gattuccio), rettangolare, corta e alta (seghetto per impiallicciature), lunga, rettangolare col bordo dentato curvilineo (segone) ecc. La sega più nota con tale nome è quella a telaio, formato da una struttura a doppia T sui cui due lati lunghi sono posti la lama e la corda di tensione; il telaio può essere semplificato (ad arco) nei tipi metallici per lavori di giardinaggio. I denti della lama sono triangolari, con uno o entrambi i bordi taglianti, alternativamente inclinati di poco verso l'esterno (allicciatura); per segare rami o tronchi si usano lame con denti a due punte, simmetriche o asimmetriche.

2) Popolare, masturbazione maschile. Fig., nullità, niente: essere una sega; non valere una sega. Romanesco: fare sega, marinare la scuola.

3) Strumento musicale del primo Novecento, consistente in una normale sega a mano che l'esecutore tiene fra le ginocchia, sfregando la parte non dentata con un archetto di violino, violoncello o contrabbasso: ne esce un caratteristico, continuo glissando. È stata usata quasi esclusivamente nel jazz.

4) In elettronica, segnale a dente di sega, v. dente.

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